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On. Saverio Romano: “Al via nuovo piano cerealicolo per incrementare la produttività e rendere più efficiente la filiera”

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L’agricoltura rappresenta certamente un elemento chiave del sistema produttivo italiano. Tuttavia difettiamo ancora di produttività e siamo dipendenti dall’importazione di materie prime dall’estero. Quali sono le priorità nell’agenda del Ministro per modificare questi ritardi?

Per il rilancio del comparto stiamo provvedendo ad attuare il nuovo Piano cerealicolo 2011-2013, che entrerà in vigore nei prossimi mesi. In questo modo intendiamo rendere più efficiente la filiera e incrementare la produttività, fornendo ai coltivatori gli strumenti e gli incentivi necessari. L’obiettivo è quello di valorizzare maggiormente le nostre produzioni, introducendo percorsi di qualità possibilmente certificati. Stiamo inoltre lavorando alla costruzione di una “Rete di qualità cerealicola nazionale”, allo scopo di introdurre uno strumento che qualifichi la produzione nazionale sia dal punto di vista merceologico sia da quello sanitario. Tale strumento ha come obiettivo quello di portare a una maggiore trasparenza nelle relazioni contrattuali e quindi, nel medio e lungo periodo, a una stabilizzazione dei redditi e a una ripresa delle coltivazioni. È necessario però ribadire che il sistema nazionale può produrre di più solo a patto che il processo economico riesca a trovare un equilibrio.

 

Nella filiera alimentare, la mangimistica trova poco spazio ed è poco considerata. Eppure è importante per lo sviluppo di numerosi settori. Ci saranno politiche rivolte al sostegno della produzione mangimistica italiana?

Innanzitutto è importante ricordare che, proprio per venire incontro alle esigenze reali del settore mangimistico, il piano cerealicolo è stato preparato anche con l’intervento di Assalzoo e con l’apporto di tutta la filiera, compresi gli industriali. A Bruxelles siamo riusciti a ottenere due importanti risultati: la sospensione temporanea dei dazi doganali sull’importazione di alcune tipologie di cereali per il biennio 2010-2011 e la possibilità di rivendere, sul mercato comunitario, mangimi ottenuti anche con i residui di lavorazione dell’industria alimentare. Nell’ambito delle relazioni internazionali, inoltre, ci stiamo attivando per l’acquisizione di materie prime a basso costo per l’industria mangimistica.

 

Per quanto riguarda il rafforzamento della produzione si assiste a uno scontro di visioni rispetto all’uso di prodotti Ogm. Qual è la sua posizione in merito?

La nostra posizione è chiara: intendiamo fare dell’Italia un paese Ogm free e mettere al primo posto la tradizione, la sicurezza e la bontà del Made in Italy che costituiscono una vera e propria garanzia per i nostri consumatori, e una difesa per i nostri stessi prodotti. Allo stesso tempo stiamo cercando anche di superare la contrapposizione che si è creata nella Conferenza Stato Regioni, in modo da arrivare in sede europea a una discussione sulle modifiche normative necessarie a valle degli adempimenti nazionali. Tutto ciò non significa però fermare la sperimentazione. Se da un lato abbiamo il dovere di difendere la nostra cultura e le nostre colture, dall’altro non si possono frenare i fermenti positivi e fecondi del progresso.

 

Sulla base degli ultimi avvenimenti, il tema della sicurezza alimentare appare quanto mai di fondamentale importanza. Che cosa ci può dire delle iniziative per la sicurezza alimentare?

Come ho avuto modo di affermare più volte, la sicurezza alimentare e la difesa della qualità del Made in Italy rappresentano delle priorità della mia linea di governo. Proprio per questo, per intensificare i controlli su tutto il territorio, ho deciso di rafforzare la collaborazione tra gli organi di controllo e le forze dell’ordine che dipendono dal Ministero delle politiche agricole. Stiamo inoltre lavorando per introdurre il primo Sistema di qualità alimentare nazionale nel settore zootecnico. Prevediamo, grazie alla sua applicazione, un innalzamento del livello qualitativo delle nostre produzioni. Una garanzia in questa direzione è fornita dalla normativa sull’obbligatorietà in etichettatura dell’origine che in Italia è già diventata realtà e che ora m’impegnerò a seguire anche a Bruxelles.

 

Lei ha presentato, dopo un incontro al quale hanno preso parte anche rappresentanti delle associazioni dei consumatori, una bozza di decreto ministeriale sull’etichettatura. Ce ne può parlare?

Il provvedimento sull’etichettatura, che ho firmato lo scorso 8 giugno, nasce dalla volontà di mettere tutti i consumatori nelle condizioni di sapere ciò che comprano, almeno per quanto riguarda i prodotti per i quali è già obbligatoria l’indicazione d’origine in etichetta. È stato uno dei primi impegni che ho preso quando ho assunto l’incarico di Ministro e sono fiero di aver portato a casa questo risultato. Troppo spesso accade infatti che i consumatori non riescano a leggere quanto riportato in etichetta a causa delle scritte troppo piccole. Per questo si è ritenuta necessaria una norma che stabilisse le dimensioni dei caratteri da utilizzare e anche il posizionamento, affinché, appunto, le informazioni non siano “nascoste” da caratteri troppo piccoli e da posizionamenti strategicamente poco visibili. I prodotti interessati dal provvedimento, condiviso a larghissima maggioranza dalle filiere coinvolte, sono l’olio di oliva, le carni bovine e avicole, il miele, il latte fresco e la passata di pomodoro.

 

Maggio – Giugno 2011.

 

 

 

red.