Se la fotorespirazione diventa più efficiente le colture alimentari come la soia potrebbero diventare più produttive e così contribuire a soddisfare la crescente domanda di cibo in tutto il mondo nei prossimi decenni. È su quanto stanno lavorando dei ricercatori della University of Essex e di altri centri. Lo studio, pubblicato su Plant Biotechnology Journal, rientra in un progetto di ricerca internazionale più ampio, il RIPE-Realizing Increased Photosynthetic Efficienc.
I ricercatori hanno messo a punto un modello di coltura in cui una proteina coinvolta nel processo di fotorespirazione, fondamentale per il metabolismo, l’accrescimento e la riproduzione delle piante, era sovra-espressa. Erano cioè presenti più copie di quella proteina, la proteina H, nelle foglie. In due anni di sperimentazioni sul campo con piante di tabacco si è riscontrato un aumento della produzione dal 27% al 47%.
Tuttavia, con l’aumento dei livelli di questa proteina, veniva inibita la crescita e il metabolismo delle piante. A quattro settimane le loro dimensioni erano infatt dimezzate rispetto a piante non alterate: “Tradizionalmente si sono usati dei promotori che esprimessero le proteine a livelli maggiori anche con successo ma per la proteina H abbiamo dimostrato che molto non è sempre meglio”, spiega la ricercatrice Patricia Lopez-Calcagno. “Trasferendo questo metodo ad altre colture abbiamo bisogno di stabilizzare le variazioni della proteina al giusto livello e nei giusti tessuti”. Una volta dimostrata l’efficacia di questa sperimentazione, lo stesso approccio può essere applicato a colture utilizzate a scopi alimentari.
“Con l’incremento delle temperature il rendimento generato dalla fotorespirazione aumenterà di conseguenza. Se riusciamo a trasferire questa scoperta alle colture alimentari potremmo fornire agli agricoltori delle piante capaci di produrre di più nonostante lo stress termico”, aggiunge lo scienziato Paul South.
Tre sono le colture su cui si testerà questo metodo: soia, fagiolo dall’occhio nero e cassava, una radice tropicale. Lo scopo del progetto di ricerca è aiutare i contadini di tutto il mondo, in particolare in Africa sub-sahariana e Sud-est asiatico. Fra gli altri approcci testati nell’ambito del progetto RIPE c’è stato un metodo con cui aumentare la produzione del 20% aiutando le piante ad adattarsi più velocemente alle variazioni della luce.
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