L’agnello è primo. A seguire pollo, tacchino e coniglio, poi manzo e vitello: la «sequenza» delle carni più adatte per la nutrizione dei bambini è stata stilata da Giuseppe Pulina, preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari e presidente dell’Aspa (l’Associazione per la scienza e le produzioni animali) che spiega che, in particolare, a guidare nella scelta è l’età del bambino.
Lo svezzamento. «A inizio svezzamento la carne più indicata dai pediatri è quella d’agnello - spiega Pulina -. Se si guardano gli ingredienti degli omogeneizzati, infatti, le linee per lo svezzamento prevedono tutte la presenza dell’agnello. E questo per due motivi: questa carne contribuisce infatti al parziale rifornimento, per il giovane organismo, di acidi grassi a lunga catena – arachidonico, Epa e Dha - indispensabili per la maturazione del cervello e del sistema visivo. Dal punto di vista nutrizionale, quindi, risulta salutare come certi tipi di pesce ma in più, a differenza di questi ultimi, è meno allergenica». Per mantenerne inalterate le qualità nutrizionali, precisa il presidente Aspa, «l’agnello deve essere giovane, possibilmente agnello da latte, e la carne non deve essere sgrassata. Altrimenti viene meno l’apporto degli acidi grassi a lunga catena».
Pollo, tacchino e coniglio possono essere introdotti subito dopo. Polli e tacchini oggi vengono per lo più allevati intensivamente e alimentati con mais, «per cui il problema risiede nel grasso intramuscolare - spiega Pulina -. Non tutte le carni del pollo e del tacchino, quindi, risultano uguali dal punto di vista nutrizionale: il petto è la parte più magra, mentre la coscia e la sopracoscia risultano più grasse». Se, invece, polli e tacchini sono ruspanti, «i bambini possono mangiarne ogni parte, indifferentemente».
Vitello e manzo. «Più avanti si possono iniziare a proporre vitello e manzo. L’ideale, all’inizio, è proporre i tagli più magri, come il filetto». Le parti più grasse, continua il presidente Aspa, «sono le costate e i tagli che vengono utilizzati per il bollito, il lesso e il brasato. Queste carni in genere vengono servite ai piccoli quando iniziano a sedersi a tavola con i grandi e ad assumere abitudini alimentari più complesse». In questa fase, poi, «un’altra carne appetitosa come quella del maiale inizia a essere gradita ai bambini, che cominciano ad apprezzare alimenti dai sapori più marcati».
Oltre la carne: carni lavorate e insaccati. «Le carni molto grasse come il lardo, la pancetta, il guanciale, ma anche le bistecche di bovino ingrassato devono essere posticipate - spiega Pulina -, e le carni in scatola e i salumi devono essere forniti in quantità moderata, facendo attenzione alla provenienza e agli ingredienti aggiunti alle carni (sale, spezie e additivi). I prosciutti magri e la bresaola possono andar bene poiché risultano comunque poveri di grasso, purché siano alimenti di qualità».
Conservare la carne? Meglio cruda che cotta. «Conservare la carne in frigorifero (al buio e a basse temperature) è un consiglio valido per l’alimentazione degli adulti, e a maggior ragione per quella dei bambini - spiega il presidente Aspa -. Questo consente di contrastare i processi di ossidazione. Inoltre, una volta cotta, la carne va mangiata: durante la conservazione della porzione avanzata, infatti, seppure avviene in frigorifero, aumenta la quantità di sostanze ossidate - e quindi potenzialmente nocive - in essa presenti».
I batteri in agguato nel frigorifero. Molti problemi gastrointestinali - che non risparmiano né grandi, né piccini - possono dipendere dalla microflora batterica presente all’interno del frigorifero, in grado di contaminare gli alimenti che in esso vengono conservati: un rischio soprattutto per gli alimenti che per essere consumati non necessitano di cottura, come i salumi, spiega Pulina: «Troppo spesso non si dà peso al modo in cui i cibi vengono inseriti nel frigorifero, e ciò può comportare una crescita batterica non indifferente all’interno del refrigeratore». Poche e semplici le regole da seguire per far sì che nel proprio frigo venga a instaurarsi una microflora «benigna»: «Primo: pulire periodicamente il frigorifero. Secondo: abituarsi a eliminare gli imballaggi dei prodotti acquistati e sostituirli con la pellicola per alimenti, la carta stagnola e i contenitori per frigo che abbiamo dentro casa».
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Miriam Cesta