Nonostante il clima sfavorevole e la crisi economica nazionale, l’agricoltura italiana resiste più del settore industriale. A svelarlo è “AgrOsserva”, l’Osservatorio Ismea-Unioncamere presentato lo scorso 9 gennaio in una conferenza stampa ospitata dal Ministero delle politiche agricole.
I dati presentati, relativi al terzo trimestre del 2013, mostrano come l’andamento climatico sfavorevole abbia causato una contrazione dell’attività agricola dell’1,6%. La situazione sembra quindi in miglioramento rispetto al trimestre precedente, quando la flessione registrata era del 2,4%, e l’andamento del settore primario appare migliore rispetto a quello del sistema industriale.
L’occupazione agricola rimane invece stabile nonostante il dato negativo dell’occupazione nazionale complessiva, che ha registrato un -2,3%. In campo agricolo la situazione deriva dal bilancio fra la riduzione dell’occupazione dipendente e l’aumento di quella indipendente. Si è, invece, intensificato il processo di ridimensionamento del tessuto produttivo agricolo, con una riduzione del 4% del numero di imprese rispetto al trimestre precedente. L’area più colpita è il Nord-Est, che ha registrato un -5,2%, seguita dal Centro con il suo -3,1%. Al contrario, l’industria alimentare è cresciuta dello 0,8% su base annua, con 513 imprese in più per un totale di 68.256 unità.
Anche i prezzi hanno registrato una contrazione rispetto al secondo trimestre del 2013. L’andamento dei prodotti zootecnici e delle coltivazioni vegetali è stato divergente. Mentre i primi hanno registrato un +2,2%, i secondi hanno fatto i conti con un -7,1%. In totale il calo dei prezzi è stato del 3,2%, ma il confronto su base tendenziale è positivo, con un +3,1% dei prezzi rispetto al terzo trimestre del 2012, da attribuire soprattutto al +4,6% delle colture vegetali, nettamente superiore al +1,5% della zootecnia.
In parallelo sono diminuiti dell’1,5% i prezzi dei mezzi di produzione, ma mentre i costi delle coltivazioni non hanno registrato oscillazioni di rilievo, gli allevamenti hanno beneficiato di una contrazione del 4,5% su base annuale, attribuibile soprattutto al calo dei prezzi del bestiame e del mangime. Parallelamente le erogazioni bancarie all’agricoltura sono diminuite di 13 punti percentuali su base tendenziale.
“AgrOsserva” si è concentrato infine sull’andamento della domanda nazionale e delle esportazioni, rilevando una diminuzione della spesa per i generi alimentari da parte delle famiglie italiane più ampio in valore (-3,9%) che in volume (-1,7%). La domanda estera resta invece tonica, portando a una crescita del5,8% nei primi 9 mesi del 2013 rispetto al 2012. Gli aumenti più significativi riguardano vini e spumanti (+8,3%), olio d’oliva (+9,9%), ortaggi freschi (+12,3%), ma anche la frutta, la pasta, i salumi, i formaggi e i latticini. A dare il maggiore contribuito alla crescita sono state le esportazioni verso i paesi extraeuropei (+7,9% su base annua, contro il +4,7% dei paesi europei).
Le importazioni agroalimentari sono invece aumentate del 3,5%, un fenomeno, sottolineano Ismea e Unioncamere, “che ha permesso un miglioramento del saldo strutturalmente negativo della bilancia commerciale italiana del settore”.
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Silvia Soligon – Redazione