L’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Unione europea avrà ripercussioni sul Pil e sull’occupazione in molti settori degli altri Paesi europei. Tra questi anche l’agricoltura e la zootecnia nelle quali l’Italia perderebbe oltre 9 mila posti di lavoro. Meno gravi le conseguenze di un addio morbido del Regno Unito: la riduzione della forza lavoro sarebbe limitata a circa 1600 unità. Sono alcune delle stime contenute in uno studio realizzato dalla Università di Leuven in Belgio di recente pubblicazione.
L’agricoltura e la zootecnia sono tra i quindici settori che pagheranno il maggior prezzo della dipartita di Londra dall’Ue. Eccezion fatta per la plastica, la metallurgia, l’elettronica e gli strumenti di precisione, le professioni legali e il commercio, all’ingrosso e al dettaglio, l’Italia è uno dei dieci Paesi maggiormente coinvolti dalla Brexit. Per il settore primario, l’impatto della Brexit con accordo sarà di una perdita dello 0,2% del totale dei lavoratori (1656 unità) mentre l’hard Brexit avrà un costo maggiore: 9097 lavoratori in meno, l’1,10%. In ogni caso l’Italia si trova in basso nella classifica dei dieci Paesi con l’agricoltura e l’allevamento più gravati dalla Brexit. In un piazzamento più sfavorevole si trovano Francia, Germania, Olanda e Belgio con l’Irlanda in testa (-16,49% di lavoratori con lo scenario peggiore).
I ricercatori dell’università belga hanno incluso tra i quindici settori anche l’industria alimentare. L’hard Brexit implicherà una riduzione di 112 mila impieghi in tutta l’Europa a 27. In Italia il risultato in questo settore è leggermente migliore – in valori assoluti – rispetto all’agricoltura e all’allevamento. Con accordo, nel food & beverages la contrazione di forza lavoro sarà di 1248 unità (- 0,3%) mentre senza accordo sarà di 7385 lavoratori, l’1,6% in meno. Sempre l’Irlanda sarebbe il Paese con l’aggravio maggiore sia con che senza accordo.
Il 31 ottobre scade la proroga concessa dall’Ue al Regno Unito. Per quella data l’addio di Londra potrebbe concretizzarsi anche senza accordo sebbene al suo insediamento il neopremier Boris Johnson abbia definito “remota” questa possibilità. Stando alle stime degli esperti di Leuven, con questo scenario il Paese perderebbe il 4,4% del suo Pil e 525 mila posti di lavoro mentre i 27 membri dell’Ue l’1,54% del Pil e 1.200.000 posti. Più contenute le previsioni della Brexit con accordo: per il Regno Unito Pil in calo dell’1,2% e 140 mila posti di lavoro in meno; Pil ridotto dello 0,38% con 280 mila posti di lavoro in fumo per l’Ue.
Globalmente, invece, l’Italia perderebbe 140 mila posti di lavoro con il no deal e 31.230 con un accordo tra Bruxelles e Regno Unito.
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