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Agricoltura, individuati punti deboli dei nematodi

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Identificati i punti deboli dei nematodi, piccoli parassiti che s’inseriscono nelle radici delle piante ostacolandone lo sviluppo. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Plos One dagli scienziati dell’Università del New Hampshire di Durham (Usa), secondo cui la scoperta potrebbe favorire lo sviluppo di nuovi antiparassitari più ecocompatibili, capaci di combattere i nematodi e ridurre i danni che questi organismi provocano alle piantagioni di mais, cotone, grano, soia, riso e patate di tutto il mondo.

Gli studiosi spiegano che i nematodi provocano ogni anno danni alle colture agricole quantificabili in circa 100 miliardi di dollari. Per fermarli, gli autori hanno analizzato gli enzimi fosfodiesterasi (Pde), che negli animali servono a regolare molti processi fisiologici, come la motilità, la riproduzione e le percezioni sensoriali. In precedenza, il team aveva infatti scoperto che l’esposizione dei nematodi a determinati composti chiamati inibitori della fosfodiesterasi era in grado di ostacolare il movimento dei parassiti e la loro capacità d’individuare il cibo nell’ambiente.

In questo studio, i ricercatori hanno identificato sei enzimi fosfodiesterasi presenti nei nematodi e li hanno confrontati con un Pde presente negli umana, chiamato fosfodiesterasi 4 (Pde4). Hanno così scoperto che gli inibitori della fosfodiesterasi erano più efficaci sull’enzima umano che su quelli dei parassiti. Di conseguenza, hanno analizzato la composizione di tutti gli enzimi, per individuare i responsabili di queste differenze farmacologiche. Al termine dell’indagine, hanno scoperto che alcuni aminoacidi e le differenze nella struttura complessiva degli enzimi contribuisce alla ridotta efficacia degli inibitori della Pde nei nematodi.

La scoperta, secondo gli scienziati, potrebbe consentire di progettare antiparassitari in grado di attaccare in modo selettivo i nematodi parassiti delle piante, senza intaccare le colture – le piante sono, infatti, prive di Pde –, e che risultino ecocompatibili per gli animali e gli esseri umani. “L’obiettivo nel lungo termine di questa ricerca – conclude Rick H. Cote, che ha coordinato lo studio -, è quello di utilizzare le conoscenze acquisite per progettare nuovi composti che inibiscano selettivamente gli enzimi fosfodiesterasi dei nematodi, senza influenzare altri enzimi animali”.

Foto: © mozZz – Fotolia

redazione