La crisi post-pandemica sembra non avere avuto un impatto significativo sulle superfici coltivate. Nel 2021 l’86,4% delle aziende agricole ha dichiarato che la superficie agricola utilizzata è rimasta invariata, mentre per il 4,8% è cresciuta. I cereali si confermano le coltivazioni più importanti. A rilevarlo è l’Istat attraverso il settimo censimento dell’agricoltura 2021.
L’incidenza percentuale dei seminativi sulla superficie agricola utilizzata è passata dal 52,6% nel 2020 al 51,8% nel 2021. Nel 2022 non si prevedono grandi variazioni per le superfici investite a frumento tenero (+0,5%) e frumento duro (-1,4%), in aumento invece i terreni investiti alla coltivazione dell’orzo (+8,6%), in diminuzione quelli utilizzati a mais (-4,8%). Il 46,9% delle aziende intervistate prevede profitti invariati per la nuova annata agraria, un 20,6% di intervistati invece presume profitti in aumento: tra queste il 49,4% è situato al Nord.
Nel 2021 la superficie agricola utilizzata (SAU) ha registrato una modesta diminuzione. Il calo, secondo l’Istat, è di 1,9 punti percentuali rispetto al 2019 e di 1,7 punti percentuali sul 2020. Anche la superficie investita a seminativi mostra un andamento analogo. L’incidenza dei seminativi sulla SAU, che tra il 2019 e il 2020 rimane costante al 52,6%, mostra nel 2021 una lieve diminuzione rispetto al 2020 (-0,8%). Le aree con le riduzioni più significative sono il Centro (dal 58,7% al 58,1%) e il Sud (dal 46,6% al 44,5%).
Nel 2021, nonostante il calo registrato per le superfici investite a coltivazioni cerealicole rispetto all’annata agraria precedente, i cereali rappresentano ancora il 43,9% dei seminativi. Seguono a distanza gli erbai e pascoli temporanei (35,4%). A livello nazionale il peso relativo dei cereali risulta in crescita dello 0,3%, in controtendenza rispetto al calo registrato nel 2020 (-0,8 punti percentuali sul 2019). Il Nord-ovest ha visto una crescita dell’incidenza dei cereali sui seminativi pari allo 0,6%, simile a quella delle Isole ma inferiore a quella messa a segno dal Sud (+3,3%), che riporta questa ripartizione su valori simili a quelli del 2019. L’incidenza dei cereali diminuisce al Nord-est (-0,7%) e soprattutto al Centro (-2,4%).
Semine, previsto un calo delle superfici destinate al mais
Focalizzando l’attenzione sulla distribuzione territoriale delle superfici investite a cereali, il Sud ricopre una posizione di primo piano con il 30,2% del totale delle superfici. La Puglia conferma il primato delle superfici cerealicole sul totale nazionale (13,7%). Tuttavia, al Sud si prevede il maggiore calo in termini relativi sul totale nazionale per la nuova annata agraria 2021-2022 (-1,7%).
Il Nord-ovest rappresenta il 22,9% sul totale delle superfici cerealicole nel Paese. Le previsioni di semina per il 2022 sembrano confermare il valore dell’anno precedente (23%). Nell’ultimo triennio è sostanzialmente stabile la situazione nel Nord-est: -0,3 punti percentuali nel 2021 rispetto al 2020 e +0,1 punti percentuali previsti per il 2022 rispetto al 2021.
Il peso delle coltivazioni cerealicole è inferiore al Centro e nelle Isole, sebbene le due aree mostrino un andamento diverso negli ultimi tre anni. Rispetto all’anno precedente nel Centro si riscontra un calo di un punto percentuale, dal 15,1% nel 2020 al 14,1%. Nelle Isole si registra un lieve incremento: +0,3% rispetto al 2020. L’ultima edizione dell’indagine sulle intenzioni di semina ha però previsto, per il 2022, la crescita più elevata delle superfici utilizzate proprio in queste ultime aree geografiche: +0,3 % al Centro e +1,2 % nelle Isole rispetto all’ultima annata agraria conclusa.
Le coltivazioni su cui si investe maggiormente sono il frumento duro, il mais, il frumento tenero e l’orzo. Se per l’annata agraria 2021-2022 il frumento duro e il frumento tenero non mostrano variazioni significative del loro peso sul totale delle superfici cerealicole, le previsioni di semina indicano una riduzione delle superfici maidicole (-0,8%) dovuta a una serie di fattori concomitanti: contrazione dei prezzi, elevati costi fissi e un maggiore rischio sanitario. Aumenta invece l’incidenza delle superfici coltivate a orzo (+0,8%) che, oltre a essere destinato all’industria mangimistica trova un impiego crescente nel comparto del consumo umano, in particolare in quello della produzione del malto.
In base all’indagine sulle intenzioni di semina per l’annata agraria 2021-2022 si prevede una flessione di un punto percentuale delle superfici coltivate a cereali. I dati sono stati raccolti in un periodo antecedente all’inizio della guerra in Ucraina che indubbiamente influirà sull’import/export dei prodotti e ridurrà la quantità di grano e cereali da importare.
Riguardo l’andamento delle superfici delle principali coltivazioni cerealicole, nell’ultimo biennio si osservano variazioni importanti. In particolare, con riferimento alle previsioni di semina per il 2022, la flessione è imputabile principalmente alla riduzione del 1,4% della superficie a frumento duro e di 4,8 punti percentuali della superficie a mais. Al contrario si registra un incremento delle superfici investite a orzo (+8,6%) e a frumento tenero (+0,5%).
L’incremento previsto a livello nazionale delle superfici coltivate a frumento tenero sarebbe trainato dagli incrementi nel Nord-ovest e nel Nord-est, dove, nel 2021, si sono coltivate più del 75% delle superfici destinate a tale specie cerealicola.
Analoghe considerazioni, ma di segno opposto, valgono per il frumento duro, considerato che le superfici coltivate nel Sud e nelle Isole rappresentano il 73,8% delle superfici coltivate a frumento duro. Per il mais si prevede una flessione delle superfici in tutte le ripartizioni geografiche, mentre per l’orzo, fatta eccezione per Sud e Isole, si attende un incremento di superficie in tutte le ripartizioni territoriali. In particolare, nel Nord-est è previsto un incremento del 19,5% per la quota delle superfici a orzo, che passa dal 7,2% all’8,6%.
Tale previsione è presumibilmente legata alla notizia, diffusa dai media a partire dal luglio 2021, dell’apertura nel 2023 della più grande malteria d’Italia in Polesine che sarà in grado di soddisfare, attraverso la propria produzione, gran parte del fabbisogno nazionale di malto.
di Anna Roma
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