Buona performance dell’industria alimentare sui mercati esteri, il traino dell’export agroalimentare italiano. Nel primo semestre del 2019 il comparto ha fatto registrare un aumento di quasi il 7% rispetto allo stesso periodo del 2018, con quasi 18 miliardi di euro, spingendo oltre i 21 miliardi il livello generale delle esportazioni. Continua dunque l’andamento positivo del Made in Italy che, sempre su base tendenziale, è salito del 5,5%. Arranca invece il settore agricolo, che rappresenta solo il 15% delle esportazioni. Gli invii fuori i confini nazionali sono scesi dell’1%, spinti al ribasso dal calo della ‘frutta fresca’ e degli ‘oli e grassi’. E con l’import stabile, fermo a circa 22,5 miliardi, il deficit della bilancia commerciale si è assottigliato di quasi 1,1 miliardo. Le differenze tra i due comparti emergono anche su questo fronte: se l’industria alimentare è in surplus di 3 miliardi, l’agricoltura è in deficit di 4,3 miliardi.
I dati sono contenuti nel report di Ismea sugli scambi con l’estero.
Il picco in Giappone
La presenza dei prodotti agroalimentari italiani si è fatta più forte tanto sui mercati dei Paesi Ue tanto su quelli fuori dai confini europei. I primi sono ancora una volta il luogo in cui si è formata la maggior parte del valore complessivo dell’export (quasi il 65%), con 13,8 miliardi di euro (+4,5% rispetto al primo semestre 2018). Sono aumentati i flussi verso le destinazioni più importanti: +5,2% in Francia, +5,4% in Olanda, +2,6% Regno Unito. Tuttavia è sui mercati extra-Ue che si è registrato un piccolo boom, con un aumento a doppia cifra: 10,4%. In Giappone addirittura c’è stato un incremento del 47,2%. Per le relazioni con il Paese asiatico si tratta di una risalita dopo il calo del 2018. La domanda dei vini confezionati, degli spumanti e dei formaggi, sia stagionati che freschi, ha alimentato le esportazioni verso Tokyo. Una menzione particolare merita la rinnovata richiesta dei tabacchi grazie all’accordo siglato con la Japan Tobacco International per l’acquisto del prodotto nostrano.
Sopra la media anche gli Stati Uniti, il terzo maggiore acquirente del Made in Italy, con +11,2%. Anche qui sono aumentate le spedizioni dei formaggi (quelli stagionati di quasi un quarto, in particolare pecorini, Grana Padano e Parmigiano Reggiano). Salgono anche gli invii verso l’Australia, in linea con il valore medio (+10%).
Invariato l’export zootecnico
Tutto il comparto ‘vini e mosti’ ha fatto segnare un buon andamento, superiore al 3%, in particolare grazie agli spumanti. Bene anche le colture industriali, le altre bevande e ‘latte e derivati’ (rispettivamente +30%, +23,4%, +12,2%). Stabile il comparto di ‘animali e carne’ (-0.3%).
Il dato negativo riguarda invece il settore agricolo con la forte riduzione delle esportazioni di ‘frutta fresca e trasformata’. Il calo dei prezzi internazionali ha pesato sulla flessione delle spedizioni di kiwi (-15,6% per 231 milioni di euro). Anche gli ‘oli e grassi’ sono diminuiti in maniera sensibile (-4,5%), sempre per l’andamento dei prezzi internazionali.
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