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Agroalimentare: made in Italy più forte dopo la crisi

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Dopo aver attraversato per dieci anni un periodo di crisi, il comparto agroalimentare italiano appare più forte di prima. Lo rileva il “Rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano” elaborato da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che lo ha presentato il 24 luglio a Roma in presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio, e con la partecipazione del Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Filippo Gallinella, del Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, del Presidente della Confederazione italiana agricoltori Dino Scanavino e del Presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia.

L’Ismea evidenzia che i prodotti agroalimentari italiani costituiscono una grande risorsa per l’Italia, con 61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1,4 milioni di occupati, oltre 1 milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni. “L’agroalimentare esce dal decennio di crisi con un ruolo più forte nell’economia italiana, dimostrando una grande tenuta economica e sociale nel corso della crisi e una buona capacità di agganciare la ripresa – afferma Raffaele Borriello, Direttore Generale di Ismea -. I segnali positivi sono stati numerosi: crescita della produttività del lavoro, ripresa degli investimenti, capacità di declinare la multifunzionalità e la qualità, con primati sul fronte dell’agricoltura biologica e delle indicazioni geografiche Dop e Igp; ottimo andamento delle esportazioni, specie di quelle tipiche del Made in Italy, quali vino e prodotti trasformati ad alto valore aggiunto”.

Il Rapporto sottolinea, tuttavia, la permanenza di problemi legati agli squilibri strutturali della filiera agroalimentare italiana, dove la componente produttiva risulta fortemente penalizzata, con margini bassi in favore della logistica e della grande distribuzione. Inoltre, pur essendosi rafforzato nell’ambito dell’economia nazionale, l’agroalimentare italiano mostra ancora segnali di debolezza a livello europeo. Nel confronto con paesi quali Francia, Germania e Spagna, presenta ancora un gap sfavorevole elevato in termini di strutture aziendali, efficienza, tecnologia e produttività.

“Il rapporto di Ismea non è solo la fotografia dello stato di salute del settore nel nostro Paese, ma uno strumento concreto di analisi per guardare oltre, avere una visione d’insieme e pianificare il rafforzamento e il rilancio del comparto – dichiara il Ministro Centinaio -. I numeri parlano chiaro: abbiamo un potenziale enorme in termini di valore della produzione, denominazioni registrate, crescita del bio. Ma dietro le cifre c’è di più. C’è tutto il ‘peso’ della qualità. Ci sono la passione, la storia, la tradizione che rendono unico il Made in Italy agroalimentare nel mondo. C’è il sistema Italia. La nostra agricoltura è la più multifunzionale d’Europa. Allora rendiamo più competitive le imprese agrituristiche, potenziamo l’export, garantiamo una filiera sicura ed equilibrata per offrire anche nuovi posti di lavoro ai più giovani, tuteliamo il reddito delle nostre imprese. I dati di Ismea ci dicono questo. Che c’è tanto da fare e che dobbiamo lavorare insieme”.

Foto: © JPchret – Fotolia.com

red.