di Clara Fossato, portavoce di Cibo per la Mente
Lo scorso 13 maggio ha rappresentato una giornata storica per l’agroalimentare italiano. A Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, ha infatti preso il via la sperimentazione in campo di una varietà di riso ottenuta con le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) che promette di essere resistente al brusone, la più grave patologia fungina che può colpire questa specie. Il progetto, ribattezzato “RIS8imo”, è nato nel 2017 ed è condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università statale di Milano guidato dalla professoressa Vittoria Brambilla. L’avvio di questo progetto rappresenta il simbolo del rilancio della ricerca pubblica in campo, rimasta per troppo tempo ferma nonostante lo straordinario know how dei ricercatori italiani. Un momento che la nostra filiera aspettava da troppo tempo e che finalmente è arrivato.
Questo importante risultato giunge a un anno dall’approvazione del DL Siccità che aveva dato il via libera alla sperimentazione sulle TEA. Un Decreto che le 18 realtà che fanno parte del nostro network hanno fortemente voluto e sostenuto e che Cibo per la Mente – progetto della filiera agroalimentare italiana per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di investire in tecnologia e ricerca nel campo dell’agricoltura e dell’industria alimentare – ha presentato alla stampa nel corso di una conferenza stampa a Roma. Attraverso il DL Siccità le istituzioni hanno dimostrato la concreta volontà di risolvere i problemi dell’agricoltura riconoscendo e valorizzando il lavoro dei ricercatori. Questo impegno è stato ribadito anche dall’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Alessandro Beduschi, che in occasione della presentazione del campo sperimentale di Pavia ha evidenziato come questo progetto certifichi un nuovo patto tra politica e scienza. Un concetto caro alla filiera agroalimentare italiana, la quale sostiene da tempo che l’approccio scientifico sia la strada maestra per superare le criticità che affliggono il settore.
Lo scorso febbraio il Parlamento europeo ha espresso voto favorevole alla Proposta di Regolamento sulle TEA per la coltivazione in Europa delle piante frutto di tecniche genomiche. Dopo le elezioni europee ripartiranno i lavori tra gli Stati membri. Ci auguriamo che il dialogo porti a risultati rapidi e positivi e che il Consiglio europeo possa confermare la posizione espressa dal Parlamento, concedendo finalmente ai nostri agricoltori il libero accesso a questi preziosi strumenti innovativi. Nel frattempo il nostro auspicio è che il mondo della ricerca possa seguire l’iniziativa della professoressa Brambilla e del suo team ed estendere al più presto la sperimentazione a nuove colture.
In questo senso diventa fondamentale prorogare il termine fissato oggi al 31 dicembre 2024 previsto per la sperimentazione in campo aperto e allargarne il campo di ricerca. Si tratta di un’azione assolutamente necessaria, prima di tutto per permettere che le TEA possano aiutarci concretamente a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa in materia di ottimizzazione degli input per la protezione delle piante. Non solo: l’impiego delle tecniche genomiche aiuterebbe tutti i produttori agricoli del nostro Paese a tutelare le produzioni dai sempre più evidenti effetti del climate change e a difendersi dalle fitopatie alle quali sono sempre più frequentemente esposti. Il DL Siccità ha avuto il merito di ridare impulso alla ricerca, ma ha limitato l’impiego delle TEA a un numero ridotto di progetti legati a condizioni di scarsità idrica e in presenza di stress ambientali e biotici.
Riteniamo quindi molto importante che la nostra politica possa dare vita al più presto a un intervento normativo che segua i dettami del Regolamento comunitario, che il Parlamento Europeo ha formalmente approvato ma non ancora adottato. Questo consentirebbe un avvio più diffuso e incisivo delle notifiche rivolte a ottenere le autorizzazioni alle sperimentazioni in campo di varietà con altre caratteristiche agronomiche, che mirano a migliorare il contenuto nutrizionale dei cibi o in grado di rispondere alle richieste di consumatori sempre più esigenti.
Solo attraverso un approccio scientifico e normativo adeguato il settore agroalimentare potrà raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e qualità richiesti dal mercato e dalla società. La strada è tracciata, ma è necessario continuare a percorrerla con determinazione e lungimiranza. Mai come questa volta sarà fondamentale il gioco di squadra tra agricoltura, ricerca e istituzioni.