L’erba appartenente al genere Brachiaria, comunemente utilizzata per l’alimentazione degli animali, potrebbe aiutare a ridurre le emissioni di gas serra associate ai processi agricoli. A lasciarlo ipotizzare è una serie di ricerche, presentate in occasione del 22mo International Grasslands Congress di Sydney (Australia), che hanno analizzato come sfruttare il fenomeno dell’inibizione della nitrificazione biologica, un meccanismo chimico che riduce significativamente la conversione dell’azoto utilizzato come fertilizzante nel più aggressivo fra tutti i gas serra, l’ossido nitrico.
Gli scienziati hanno dimostrato che incrociando diverse specie di Brachiaria, che già di per sé hanno bisogno di quantità di fertilizzanti a base di azoto dimezzate rispetto ad altre erbe, è possibile ridurre le emissioni di ossido nitrico e la lisciviazione dei nitrati. Secondo Michael Peters, ricercatore dell’International Center for Tropical Agriculture, l’inibizione della nitrificazione biologica è “la migliore scommessa dell’agricoltura” per contenere i cambiamenti climatici globali. “La produzione di bestiame fornisce mezzi di sostentamento a un miliardo di persone, ma contribuisce anche alla metà circa delle emissioni di gas serra dall’agricoltura – spiega l’esperto – L’inibizione della nitrificazione biologica è una tecnologia tre volte vincente adatta sia per i mezzi di sostentamento rurale sia per l’ambiente globale e il clima. Si sottrae alla diffusa convinzione che il bestiame sia necessariamente la colonna ‘meno’ di qualsiasi calcolo sulla sicurezza alimentare e ambientale”.
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Silvia Soligon