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Allevamenti, negli Stati Uniti aumenta la domanda di soia

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Gli allevamenti statunitensi sono sempre più avidi di soia: un recente report sulla domanda di questo legume nell’anno commerciale 2011/2012 ha calcolato che il consumo di farina di soia da parte degli allevamenti d’oltreoceano è aumentato di 1 milione di tonnellate, l’equivalente della farina ottenuta da 42 milioni di bushel di soia.

 

Secondo lo studio nel periodo preso in considerazione gli allevatori di pollame, bestiame e pesce hanno utilizzato più di 30 milioni di tonnellate di farina di soia, corrispondenti a 1,26 miliardi di bushel di soia statunitense. I consumi maggiori sono quelli dei produttori di carne avicola e degli allevamenti suinicoli. In particolare, i polli destinati al consumo alimentare consumano circa 476 milioni di bushel di soia statunitense, le galline ovaiole 84 milioni di bushel, i tacchini più di 75 milioni di bushel e i maiali circa 410 milioni.

 

Per massimizzare i profitti per tutti i coltivatori di soia gli investimenti sono al momento supervisionati dall’United Soyben Board. Se, infatti, l’aumento del consumo di farina di soia è una buona notizia per i suoi produttori – gli allevamenti consumano il 97% circa della farina di soia utilizzata negli Stati Uniti – non bisogna dimenticare che gli allevamenti statunitensi devono affrontare problemi come l’aumento del costo dei mangimi e la riduzione della domanda da parte dei consumatori. In questa situazione a rischiare non sono solo gli allevatori, ma anche i coltivatori di soia. “Il successo dell’industria della soia degli Stati Uniti dipende dalla forza dell’industria dell’allevamento statunitense”, spiega Mike Beard, allevatore suinicolo e coltivatore di soia di Frankfort (Indiana). “Il modo migliore in cui possiamo supportare i nostri clienti e assicurare che rimangano competitivi è con una soia della migliore qualità”.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon