La bilancia agroalimentare italiana (inclusi i tabacchi e succedanei), nel primo semestre 2018, ha registrato un import complessivo in valore pari a 21,7 miliardi di euro (-347 milioni di euro, pari a -1,1% rispetto al pari semestre 2017) a fronte di un aumento nell’export pari a 20,2 miliardi di euro (+577 milioni di euro, pari a +2,5%), mostrando, così, sia pure in misura più contenuta, un’importazione netta di poco più di 1,4 miliardi di euro, con una diminuzione rispetto al 2017 in assoluto di 925 milioni di euro (-39,3%). La contemporanea crescita dell’import del comparto agroalimentare molto verosimilmente non dipende solo dalla domanda interna, che negli ultimi tempi risulta in contrazione, ma ai suindicati maggiori acquisti dall’estero potrebbe, al contrario, aver contribuito anche la necessità di approvvigionamento dell’industria nazionale per soddisfare la domanda straniera.
Circa il 47% del valore delle nostre importazioni (valore dell’import superiore a 1,5 miliardi di euro) è concentrato in quattro gruppi generali (capitoli) di prodotti alimentari. Nel dettaglio, al primo posto risulta il gruppo dei “Pesci, molluschi, invertebrati ecc.” (Cap.03) con acquisti all’estero in valore pari a 2,2 miliardi di euro (10,3% del totale agro-alimentare). Fa seguito il gruppo delle “Carni e frattaglie commestibili” (Cap. 02), per i quali il nostro Paese ha erogato poco meno di 2,2 miliardi di euro (10,0% dell’intero valore delle importazioni), seguito dai prodotti rientranti nel Capitolo 15 “Grassi e oli animali o vegetali; grassi alimentari lavorati, ecc.” per un importo complessivamente erogato pari a 1,9 miliardi di euro (8,8% del totale). Chiudono il raggruppamento in questione, infine, i prodotti relativi a “Latte e prodotti derivati, uova e miele” per 1,8 miliardi di euro (7,1% del totale). Sempre per tali prodotti, rispetto al pari periodo 2017, si evidenzia una dinamica negli acquisti abbastanza differenziata, con minori spese per acquisti dall’estero per carni (-1,1%), grassi e oli (-12,8%) in parte controbilanciati da maggiori erogazioni per tutti gli altri gruppi considerati, e in particolare per latte e prodotti lattiero-caseari (+4,2%).
Dal lato delle nostre vendite all’estero, oltre il 55% (11,2 miliardi di euro) del valore complessivo risulta concentrato in cinque gruppi di prodotti. Nel dettaglio, il gruppo di prodotti di prevalente vendita all’estero risulta essere quello delle “Bevande, liquidi alcolici ed aceti” (Cap. 22) con 4,2 miliardi di euro (20,9% dell’export nazionale), registrando un incremento del 5,4% rispetto al pari semestre 2017. Fanno seguito il gruppo delle “Preparazioni a base di cereali” (Cap. 19) con 2,3 miliardi di euro (rispettivamente 11,3% del totale e +4,4% rispetto al 2017), il gruppo delle “Preparazioni a base di ortaggi, legumi, frutta, ecc. (Cap. 20) con poco meno di 1,7 miliardi di euro (rispettivamente 8,3% e +8,6%), quello dei prodotti lattiero-caseari (Cap. 04) con 1,6 miliardi di euro (rispettivamente 7,8% e +3,5%), e infine il gruppo relativo alla frutta (Cap. 08) con 1,4 miliardi di euro (rispettivamente 7,1% e -4,4%).
Con particolare riferimento ai prodotti che direttamente o indirettamente interessano il comparto zootecnico (animali vivi, carni, cereali e mangimi), tra i cereali, il cui interscambio risulta prevalentemente concentrato verso i frumenti e il granoturco, si evidenzia un’importazione abbastanza contenuta sia in quantità che in valore, a fronte di una netta contrazione dell’export. Al riguardo, infatti, nel primo semestre 2018 sono state importate 3,4 milioni di tonnellate di frumento tenero e duro (+3,5%) contro un’esportazione di appena 115 tonnellate (-69,9%). Per il granoturco le quantità acquistate all’estero sono state pari a 2,8 milioni di tonnellate (+0,4). Per le carni e frattaglie l’interscambio rimane concentrato quasi totalmente nelle carni fresche, refrigerate o congelate (incluse le frattaglie) di bovini suini e avicoli. Per tali tipi di carni, nel primo semestre 2018 sono state importate 193 mila tonnellate di carni bovine (+0,2%) ed esportate 77 mila (+5,2%), mentre per quelle suine l’interscambio ha riguardato 526 mila tonnellate acquistate (+8,1%) contro 60 mila tonnellate esportate (-20,9%). In aumento, le quantità di carni avicole con 37 mila tonnellate (+11,4%), a fronte di minori esportazioni pari a 73 mila tonnellate (-14,2%). Con riferimento agli animali vivi l’interscambio internazionale evidenzia flessioni significative sia nell’import che nell’export per tutte le specie, mentre registra un incremento nel numero di capi di provenienza estera per suini. Nel dettaglio per i bovini, con 523 mila capi importati contro 7 mila esportati, registra flessioni pari rispettivamente a -5,6% e -48,1%; per i suini, con 738 mila capi acquistati contro appena poco più di 1,2 mila capi esportati, registra un decremento nell’import pari a -14,4% e un incremento del 70,9% nell’export. In calo anche l’interscambio per gli avicoli (rispettivamente -7,8% e -24,2%).
Per quanto concerne il gruppo mangimi complessivamente considerati la situazione del nostro import risulta in aumento in termini sia di quantità (313 mila tonnellate contro 291 mila nel 2017, pari a +7,7%), che di valore, sia pure in misura relativamente più contenuta (+2,8%). In netto aumento, invece, le nostre vendite all’estero, con 392 mila tonnellate contro 345 mila tonnellate (+13,6%) con controvalore pari a 340 milioni di euro (+11,2%).
A maggiore completezza dell’agro-alimentare, infine, appare interessante esaminare il comparto relativo ai prodotti della pesca, che stanno assumendo un notevole interesse non soltanto perché alternativi delle carni sulla tavola degli italiani ma in quanto remunerativi e più o meno di largo consumo in un Paese circondato dal mare per i 4/5 del proprio territorio. Al riguardo, il comparto del pesce (inclusi crostacei e molluschi, comunque commestibili, vale a dire vivi, freschi o refrigerati, secchi, salati o in salamoia, sotto forma di filetto, ecc.), nel primo semestre 2018 ha importato complessivamente per 2,2 miliardi di euro (+0,9%), mentre ne sono state vendute quantità per 198 milioni di euro (-5,0%). L’analisi dell’interscambio secondo le singole tipologie di prodotti evidenzia decrementi generalizzati per le esportazioni, oscillanti tra -14,0% per i pesci secchi, salati o in salamoia e +0,5% per i molluschi commestibili.
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Bruno Massoli