Secondo le stime di Assalzoo, nel 2016,in Italia la produzione di mangimi fa segnare una crescita dell’1,2%, passando così da 14.056.000 tonnellate a 14.226.000 tonnellate. Anche il fatturato del settore ha fatto segnare un incremento passando da 5,86 a 6,02 miliardi di euro. Si mantiene stabile il livello occupazionale del settore.
Principali indicatori economici
L’incremento della produzione di mangimi composti (completi e complementari), che in parte riflette il lieve incremento delle consistenze degli allevamenti, principalmente avicoli, evidenza soprattutto una costante crescita di fiduciadegli allevatori nei confronti dei mangimi prodotti dall’industria. Tra i punti di forza che favoriscono il consumo di mangimi industriali sono da richiamare in particolare:
• la garanzia complessiva che essi offrono in termini di qualità e soprattutto di sicurezza, rispetto a quanto sarebbe possibile realizzare producendo i mangimi direttamente in allevamento. Pratica, oltretutto, riservata ai soli allevamenti di dimensioni maggiori;
• il fatto che, pur in un periodo di marcata instabilità sui mercati dei prezzi delle materie prime, i mangimi consentono di realizzare maggiori economie mettendo al riparo gli allevatori dalla volatilità del mercato e di beneficiare anche delle notevoli economie di scala che possono essere realizzate dalle industrie mangimistiche;
• la possibilità di usufruire dei risultati raggiunti dalla ricerca condotta dall’industria mangimistica, che assicura un miglioramento costante dei mangimi prodotti, una razione alimentare bilanciata e con alti livelli di efficienza e che consente, al contempo, di ridurre possibili sprechi in allevamento, ottimizzando al meglio le risorse disponibili;
• l’importante contributo del mangime che – assicurando un’alimentazione sana e formulata su misura rispetto alle esigenze delle specifiche tipologie di animali allevati – consente di elevare il grado complessivo di benessere e di salute degli animali allevati.
Il mangime di produzione industriale, in sintesi, si conferma un’importante leva per la competitività e la sostenibilità della nostra zootecnia, alla quale assicurano un maggior grado di sicurezza e di efficienza complessiva, contribuendo ad ottimizzarela produttività degli allevamenti e la qualità dei prodotti che ne derivano.
a) Materie prime: approvvigionamento e costi
Con specifico riferimento alle materie prime utilizzate dall’industria mangimistica, occorre valutare due diversi importanti aspetti ai fini del loro approvvigionamento.
In primo luogo, deve essere evidenziato che l’Italia è un Paese sempre più deficitario di materie prime vegetali, tanto per l’uso alimentare umano che animale. Ciò impone alle aziende di rivolgersi in modo sempre maggiore all’importazione dall’estero per soddisfare le esigenze del consumo interno.
Un fatto che, accentua ancora più l’esposizione delle aziende del nostro Paese alla volatilità e agli umori dei mercati internazionali.
In secondo luogo, va sottolineato che sia la normativa, sia gli standard sempre più elevati richiesti dal mercato, impongono all’industria mangimistica di dedicare un’attenzione sempre maggiore alla qualità delle materie prime impiegate per la produzione di mangimi, imponendo un monitoraggio sistematico della qualità delle materie prime acquistate, con un occhio particolare alla qualità igienico sanitaria.
Ad aumentare la preoccupazione del settore contribuisce,oggi,soprattutto il mais – materia prima strategica per la zootecnia italiana -che ha accusato un forte calo della produzione nazionale, crollata di quasi il 50%, con la conseguenza di acuire ancor più la dipendenza dall’estero del nostro Paese anche per questa fondamentale materia prima per l’alimentazione animale.
b) La produzione di mangimi in dettaglio
Passando ad esaminare nel dettaglio l’andamento produttivo per le singole specie animali va evidenziato che l’incremento produttivo è da ascrivere a tutte le principali specie animali allevate, ad eccezione dei bovini da carne, dei conigli e, dopo anni di costante crescita, anche dei mangimi per pesci.
Nel dettaglio:
• i mangimi per avicoli si confermano sempre più saldamente il comparto leader del settore (sono il 41,4% del totale), facendo segnare in complesso una crescita del 2,5%, con unaumento generalizzato dei mangimi destinati a tutte le specie avicole, tranne quelli per specie minori;
• i mangimi per suini segnano una crescita dell’1,1%. Un incremento che, seppure meno evidente di quello registrato nel 2015, di fatto consente a questo comparto di scavalcare al secondo posto i mangimi per bovini.
Un risultato accompagnato dal buon andamento di mercato delle produzioni suinicole, che dopo anni di crisi, vedono un mercato più premiante (e non solo a livello nazionale) e che conferma la preferenza degli allevatori nell’uso di mangimi di produzione industriale, che offrono maggiori garanzie in termini di sicurezza, efficienza ed economia rispetto a quelli autoprodotti in azienda.
- i mangimi per bovini, confermano la crisi di questo importante comparto zootecnico in atto ormai da svariati anni. Nel dettaglio:
- i mangimi per le vacche da latte risultano sostanzialmente stabili con un lieve +0,7%, dopo i contraccolpi conseguenti la fine da aprile 2015 del regime delle quote;
- ma le difficoltà maggiori del comparto si riscontrano ancora una volta soprattutto per i mangimi per i bovini da carne, calati nel 2016 del 9% circa, ma che dal 2010 ad oggi mostrano un bilancio ben più pesante con una contrazione della produzione in complesso di oltre il 25%. Un settore, che si dibatte in una crisi – che non riguarda il solo mercato italiano – e che necessita di un urgente piano di intervento mirato a ridare impulso all’allevamento delle razze da carne e alle consistenze di animali allevati in forte riduzione in tutta Europa, sebbene con accenti più evidenti per il nostro Paese;
- per i mangimi destinati alle altre specie animali si registra un andamento nel complesso positivo. Da evidenziare in particolare la forte crescita, per il secondo anno consecutivo, dei mangimi per ovini e una ripresa della crescita anche per il pet-food, mentre a destare preoccupazione è il comparto del conigli in forte ulteriore difficoltà che si è ripercossa anche sulla produzione di mangimi destinati a questa specie animale calata del – 5%.
C) La produzione di mangimi in Europa
Secondo le stime elaborate dalla FEFAC – Federazione Europea dei Fabbricanti di Alimenti Composti per Animali– sulla base dei dati raccolti dalle Associazioni nazionali di categoria, nell’Unione Europea a 28 Stat i la produzione industriale di mangimi composti, ne l2016, risulta sostanzialmente stabile, con un lievissimo incremento del +0,4%, passando da 154,7 milioni di tonnellate del 2015 a 155,4 milioni di tonnellate nel 2016. Nel panorama generale l’Italia nel 2016 scende al sesto posto tra i principali Paesi produttori europei.
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Giulio Gavino Usai