Il Commissario straordinario del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), Mario Pezzotti, e la Direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia, Alessandra Pesce, hanno presentato lo scorso gennaio l’Annuario dell’Agricoltura italiana 2022. Questo documento, un punto di riferimento da 76 anni, offre una panoramica completa del settore in Italia. Lo ha annunciato il CREA in una nota stampa.
L’agroalimentare rimane un pilastro dell’economia italiana, con un fatturato di circa 621 miliardi di euro, rappresentando il 15% del PIL nazionale: le regioni italiane contribuiscono in modo differenziato, con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto che producono oltre il 42% del valore totale. Allo stesso modo, anche le performance economiche variano da regione a regione, con l’industria alimentare predominante nel Nord e l’agricoltura più rilevante nel Sud.
Gli scambi internazionali dell’agroalimentare italiano hanno raggiunto nuovi record nel 2022, con importazioni ed esportazioni in crescita, ma vi sono notevoli differenze regionali, con il Nord che domina i flussi commerciali.
Il contributo dell’agricoltura e dell’industria alimentare alla bioeconomia italiana è significativo, rappresentando il 60% del totale e contribuendo all’11% del PIL. Le attività di diversificazione agricola coinvolgono circa il 6% delle aziende agricole italiane, concentrando la maggior parte delle attività nel Nord e nel Centro, e dal punto di vista ambientale l’agricoltura italiana contribuisce alla produzione di energia rinnovabile e ha ridotto le proprie emissioni climalteranti. Le foreste italiane svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità e nella regolazione delle emissioni climalteranti.
Nonostante le differenze regionali evidenzino la necessità di politiche di sostegno mirate e nonostante le sfide esterne, complessivamente il settore agroalimentare italiano dimostra resilienza e capacità di innovazione.