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Antibiotico-resistenza, la situazione a livello mondiale

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antibiotici

La lotta contro l’antibiotico-resistenza sta compiendo significativi passi avanti, anche se permangono serie lacune che richiedono azioni urgenti. È quanto emerge dal rapporto “Monitoring global progress on antimicrobial resistance” pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dall’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che illustra i risultati degli sforzi profusi da 154 paesi membri dell’Oms per contrastare la resistenza antimicrobica.

Il documento descrive lo stato della sorveglianza e della regolamentazione dell’uso degli antimicrobici nell’ambito della salute umana e animale, degli allevamenti, delle piante e dell’ambiente, secondo le raccomandazioni dal “Global action plan” pubblicato dall’Oms nel 2015. In particolare, evidenzia che 105 paesi hanno adottato sistemi di sorveglianza per segnalare infezioni resistenti ai farmaci nella salute umana, mentre 68 paesi hanno instaurato un sistema per il tracciamento del consumo di antibiotici. Inoltre, 123 paesi hanno sviluppato politiche per la regolamentazione della vendita di antimicrobici, incluso l’obbligo di prescrizione medica per il consumo umano di questi farmaci – si tratta di una misura fondamentale per contrastarne il consumo eccessivo o inappropriato. Tuttavia, il rapporto sottolinea che l’adozione di queste misure varia da un paese all’altro, che antibiotici non regolamentati sono ancora disponibili in contesti come i mercati di strada, e che spesso gli antimicrobici vengono venduti come farmaci da banco senza necessità di prescrizione.

Alla luce di questi dati, il rapporto individua le aree che necessitano di maggiori investimenti, soprattutto per quanto riguarda il settore animale e alimentare. Solo 64 paesi, infatti, rispettano le raccomandazioni Fao-Oie-Oms sui limiti di utilizzo degli antimicrobici fondamentali per la promozione della crescita animale negli allevamenti. Fra questi, 39 sono paesi ad alto reddito – per lo più europei -, tre si trovano nella regione africana dell’Oms e sette nelle Americhe. Inoltre, solo 67 paesi hanno messo in atto leggi relative al controllo di tutti gli aspetti della produzione, autorizzazione e distribuzione degli antimicrobici per uso animale. Invece, 56 paesi affermano di non possedere o di non poter segnalare l’esistenza di politiche o legislazioni nazionali per il controllo della qualità, della sicurezza e dell’efficienza dei prodotti antimicrobici utilizzati per la salute animale e delle piante. Infine, il rapporto rileva una sostanziale mancanza di misure e di dati nei settori ambientali e delle piante. Anche se 78 paesi possiedono leggi dirette a prevenire la contaminazione ambientale in generale, solo 10 di loro sono dotati di sistemi completi per garantire la conformità normativa di tutta la gestione dei rifiuti, inclusi i regolamenti per limitare lo scarico di residui antimicrobici nell’ambiente. Secondo la Fao, l’Oie e l’Oms questo non è sufficiente per proteggere l’ambiente dai rischi dell’uso inappropriato degli antimicrobici.

“Questo rapporto mostra un’attenzione crescente per la lotta alla resistenza antimicrobica – afferma Ranieri Guerra, Direttore Generale Aggiunto dell’Oms per la Resistenza antimicrobica -. Ci appelliamo ai governi perché assicurino un impegno costate su tutti i settori, umano, della salute animale, vegetale e dell’ambiente, altrimenti rischiamo di perdere l’uso di questi preziosi medicinali”.

“Aiutare i paesi a basso e medio reddito a seguire le linee guida per un uso responsabile e prudente degli antimicrobici negli animali è una priorità urgente – aggiunge Matthew Stone, Vice Direttore Generale dell’Oie -. L’implementazione degli standard internazionali dell’Oie, una legislazione nazionale appropriata e il rafforzamento dei servizi veterinari, sono elementi essenziali per aiutare tutti gli stakeholder della salute animale a contribuire al contenimento della minaccia posta dalla resistenza antimicrobica”.

“La Fao plaude al fatto che molti paesi stiano intraprendendo azioni concrete per un uso responsabile degli antimicrobici in agricoltura – conclude Maria Helena Semedo, Vice Direttore Generale della Fao -. Tuttavia i paesi devono fare di più per ridurre l’utilizzo non regolamentato ed eccessivo di antimicrobici in agricoltura. E invitiamo in particolar modo i paesi a eliminare l’utilizzo di antimicrobici per promuovere la crescita animale negli allevamenti terrestri e acquatici”.

Foto: © blackboard1965 – Fotolia.com

redazione