L’uso globale di antimicrobici negli animali è diminuito del 13% in soli 3 anni, segnando un significativo cambiamento negli sforzi continui per preservare l’efficacia di questi farmaci cruciali. Lo rivela l’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (WOAH), che i primi di settembre ha pubblicato una relazione storica che mostra progressi incoraggianti nella lotta alla resistenza antimicrobica.
Gli antimicrobici, come gli antibiotici, hanno aperto la strada a migliori condizioni di vita per esseri umani e animali: prima della scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming nel 1928, infezioni dovute a tagli minori potevano portare a infezioni del flusso sanguigno o alla morte. Oggi siamo al paradosso che questi farmaci salvavita stanno perdendo la loro efficacia a causa del loro uso improprio e dell’eccessivo utilizzo in diversi settori. Questo fenomeno è noto come “resistenza agli antimicrobici” e può originarsi nelle popolazioni di animali, esseri umani o piante, per poi costituire una minaccia per tutte le altre specie.
Secondo la WOAH è fondamentale monitorare come, quando e quali antimicrobici vengono utilizzati al fine di identificare modelli e tendenze, per prendere decisioni migliori e sostenere l’attuazione di misure per garantire un uso ottimale e sostenibile di questi medicinali chiave. L’ultimo rapporto della WOAH, in tal senso, mostra una diminuzione dell’uso di antimicrobici considerati di importanza critica per la salute umana e stima i decessi legati alla resistenza agli antibiotici in 4 milioni di decessi umani.
“Meno del 20% degli antimicrobici utilizzati negli animali nel 2019 era di massima priorità e di importanza critica: gli sforzi collettivi verso un uso responsabile in tutti i settori sono di estrema importanza, considerando che questi farmaci rappresentano l’unica terapia o una delle poche alternative per trattare malattie umane potenzialmente letali” ha spiegato il capo del Dipartimento per la resistenza agli antimicrobici e ai prodotti veterinari della WOAH Javier Yugueros-Marcos. Questo programma ha portato l’Organizzazione a digitalizzare il proprio database in una piattaforma online chiamata ANIMUSE, facilitando l’open access data in modo interattivo. I Paesi, in qualsiasi fase del loro programma di sorveglianza, possono segnalare sulla piattaforma.