Home Ricerca Api “schizzinose”: i pesticidi possono compromettere l’impollinazione

Api “schizzinose”: i pesticidi possono compromettere l’impollinazione

540
0

I pesticidi a base di imidacloprid non sono adatti alle coltivazioni in cui le api svolgono un ruolo fondamentale per l’impollinazione: bastano, infatti, basse dosi di questa sostanza per rendere le api “schizzinose”. A dimostrarlo è uno studio apparso sul Journal of Experimental Biology grazie al quale i biologi dell’Università della California di San Diego (Stati Uniti) hanno scoperto che le api esposte anche a piccole quantità di questo pesticida si nutrono solo di nettare molto dolce mentre rifiutano quello meno dolce che, normalmente, utilizzerebbero e che aiuterebbe a sfamare l’intero alveare. Se già questo danno non bastasse, i ricercatori hanno scoperto anche che queste api danzano di meno, comportamento che ostacola la normale comunicazione con le compagne di alveare necessaria per indicare dov’è presente cibo di qualità. In altre parole, le api che preferiscono solo cibo molto dolce possono ridurre drammaticamente la quantità di risorse portate nell’alveare.

 

Per giungere a queste conclusioni gli autori dello studio hanno misurato le concentrazioni di zucchero presenti in diverse miscele acquose messe a disposizione delle api affinché scegliessero con quale soluzione nutrirsi. E’ stato, così, scoperto che le api trattate con imidacloprid sono meno propense a mangiare cibi con basse quantità di zucchero. “Le api che si alimentano con il pesticida – aggiunge Daren Eiri, primo autore dello studio – riducono il numero dei movimenti della loro danza di 4-10 volte. E, in alcuni casi, smettono completamente di danzare”.

 

 

La scoperta getta luce sulle cause delle morie di api registrate a partire dal 2006 sia in Nord America, sia in Europa. Già in passato era stato ipotizzato che alla base di questo fenomeno ci fosse l’uso dei pesticidi, soprattutto dei neonicotinoidi, classe di cui fa parte anche l’imidacloprid. L’uso di questa molecola è già stato proibito nel caso di alcune coltivazioni. Ne è un esempio il mais: nell’ottobre dello scorso anno in Italia è stata prorogata la sospensione del suo impiego per la concia delle sementi di mais. In altre situazioni l’uso dei prodotti a base di imidacloprid è, invece, consentito, com’è il caso della coltivazione delle palme, approvato dal Ministero della Salute nel mese di aprile.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon