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Corridoio Adriatico, il collante fra Italia, Europa e Asia
L’intermodalità sarà, e dovrà essere, il futuro del settore dei trasporti. Con una rete integrata delle vie di comunicazione, che faciliti la logistica, il commercio con l’estero non può che guadagnarne. Un Paese come l’Italia, che punta molto sull’export, deve investire con convinzione nelle infrastrutture in un’ottica di maggiore efficienza oltre che maggiore sostenibilità. In questa prospettiva la rete ferroviaria è quella che offre le maggiori garanzie. Il trasporto su rotaie è l’opzione ideale per il trasferimento delle merci sulle lunghe distanze, con un impatto ambientale contenuto. La centralità delle ferrovie nei trasporti di domani – l’orizzonte è il 2030-2050 – è stata riconosciuta dalla Commissione europea nel Libro bianco sui trasporti del 2011: “Sulle percorrenze superiori a 300 km il 30% del trasporto di merci su strada dovrebbe essere trasferito verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili, entro il 2030. Nel 2050 questa percentuale dovrebbe passare al 50% grazie a corridoi merci efficienti ed ecologici. Per conseguire questo obiettivo dovranno essere messe a punto infrastrutture adeguate”.
La rete ferroviaria è ancora marginale per gli scambi commerciali del Paese. Secondo gli ultimi dati Istat-Ice relativi al commercio con l’estero, il 50,8% delle quantità di merci esportate viaggiano su strada contro il 44,2% del trasporto marittimo, il 2,9% del trasporto ferroviario e l’1,8% di quello aereo.
Quattro corridoi europei interessano l’Italia
Ferrovie e porti sono gli snodi della rete dei corridoi trans-europei di trasporto che dovrebbe essere “pienamente operativa” in tutta l’Ue proprio entro il 2030. In quattro casi su nove le reti attraversano anche l’Italia: il corridoio Scandinavo-Mediterraneo, quello Reno-Alpi, il corridoio Mediterrano e quello Baltico-Adriatico. Potenziare una rete multimodale di trasporti non solo migliorerà l’efficienza dei trasporti in Europa ma renderà più facile proiettare il suo mercato all’estero, in particolare verso l’Asia. Dalla prospettiva italiana è proprio quest’ultimo corridoio, quello Adriatico, che può avvicinare la Penisola al Centro e al Nord Europa fino all’Oriente. Il tratto italiano parte dal valico del Tarvisio e arriva fino a Ravenna comprendendo i collegamenti ferroviari Vienna-Udine-Venezia-Ravenna e Trieste-Venezia-Ravenna. Trieste, oggi in grado di movimentare oltre 30 milioni e 700 mila tonnellate di merci (dati riferiti al primo semestre 2019), è un hub essenziale di questa direttrice. Inoltre qui questo corridoio si interseca con quello Mediterraneo: 3000 Km dalla Spagna all’Ungheria.
La città friulana ha ospitato di recente il 4° Forum di Pietrarsa organizzato da Confindustria, Confetra e Assoferr-Associazione degli operatori ferroviari e intermodali, dedicato proprio al corridoio Adriatico e alle relazioni tra Asia ed Europa. Gli organizzatori e i partecipanti sono concordi sulla necessità di rendere il trasporto ferroviario sempre più efficiente con una rete integrata con il resto delle infrastrutture, a cominciare dai porti. Per migliorare l’intermodalità e i collegamenti tra rete ferroviaria, porti e aeroporti, nell’ultimo aggiornamento al contratto di programma sugli investimenti Rete ferroviaria italiana-ministero dei Trasporti 2017-2021, sono stati stanziati ulteriori 242 milioni di euro per il nuovo collegamento della ferrovia con l’aeroporto di Brindisi e il potenziamento delle connessioni ai porti di Livorno, Brindisi, Ravenna e appunto Trieste.
L’Adriatico guarda al resto d’Europa, ai Balcani, alla Russia e all’Estremo oriente. E Trieste può essere il punto di incontro fra l’Italia e l’Europa centro-settentrionale e fra l’Italia e l’Est, extra-Ue e asiatico. I numeri dell’autorità portuale sono indicativi della proiezione della città giuliana verso le aree limitrofe. Ogni settimana sono più di 200 i treni che collegano Trieste alle industrie del Nord-Est italiano e dell’Europa centrale, dal Belgio alla Germania alla Repubblica Ceca. Il porto è dotato di una rete ferroviaria interna: 70 km di binari si integrano con la rete nazionale e internazionale. È quindi un punto privilegiato per la logistica: lo scalo – secondo l’autorità stessa – può offrire un risparmio di quattro giorni di navigazione sulle rotte tra Europa ed Asia orientale rispetto a quelli del Nord Europa, con notevoli risparmi sui costi.
Nell’audizione di aprile scorso in Commissione Trasporti alla Camera dei deputati, Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, ha sottolineato la centralità delle ferrovie “lo strumento che, più di altri, permette al porto di Trieste di competere con i porti del Nord-Europa per i mercati dell’Europa Centrale e Orientale. Lo scenario di sviluppo sull’orizzonte 2025 prevede la realizzazione di 25.000 treni (contro i circa 10.000 del 2018)”.
Trieste, lo sguardo verso la Cina
Ma il dinamismo di Trieste va oltre il corridoio Baltico-Adriatico e Mediterraneo. Negli ultimi mesi sono stati firmati infatti due importanti accordi che inseriscono ulteriormente la città portuale nella rete europea di connessioni. Il primo siglato a giugno con il gruppo tedesco Kombiverkehr, con l’obiettivo di promuovere un corridoio intermodale tra il porto sul mar Adriatico e il terminal di Neuss Trimodal sul Reno, vicino a Düsseldorf. Il secondo, sempre dell’estate scorsa, riguarda invece l’acquisto di un’area del porto da parte di una società pubblica ungherese.
Ma la partita più grossa si sta giocando sul fronte più estremo, quello con Pechino. L’autorità portuale ha sottoscritto un’intesa con China Communications Construction Company (CCCC), la branca di proprietà del Governo cinese attiva nel settore delle infrastrutture. Il protocollo ha fissato i termini dello sviluppo di aree industriali in Cina, compresa l’area prossima al porto di Shangai, che vedranno in prima fila il porto giuliano. Le aree saranno collegate al sistema logistico italiano, e triestino in particolare, per l’approdo delle merci spedite da tutta Italia. L’accordo rientra nella più ampia collaborazione definita dal Memorandum of Understanding siglato a marzo con la visita del presidente cinese Xi Jinping a Roma. Con questa intesa l’Italia ha agganciato il treno della Belt and Road Initiative. È il progetto multimiliardario per la creazione di una nuova rete infrastrutturale logistico-commerciale che collegherà la Cina al resto del continente asiatico, all’Europa e all’Africa, nella quale proprio il porto di Trieste può svolgere un ruolo di primo piano.
Anche l’agroalimentare, che vede nella Cina un fruttuoso mercato di destinazione per il Made in Italy, ha colto l’opportunità fornita dal porto triestino. Nel luglio del 2018 è stato siglato un accordo di collaborazione tra l’autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Orientale e il Parco Agroalimentare Friuli Venezia Giulia Agri-Food and Bioeconomy Cluster Agency, per definire migliori strategie con lo scopo di sviluppare il settore nell’ambito portuale e logistico.
Foto: Pixabay
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