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Biotecnologie, New breeding techniques indispensabili per un’agricoltura moderna
Le nuove biotecnologie molecolari sono una risorsa preziosa per il settore agroalimentare ma per essere sfruttate pienamente necessitano di finanziamenti alla ricerca, di un quadro legislativo non restrittivo e anche di una campagna di comunicazione che ne trasmetta l’utilità ai consumatori. In altre parole, che vengano rimossi tutti quegli ostacoli che hanno frenato l’innovazione e il suo trasferimento nei prodotti negli ultimi vent’anni. Solo così l’agricoltura di domani potrà essere davvero un’agricoltura moderna. Di tutti questi aspetti si è occupato il webinar organizzato da Cibo per la Mente lo scorso 28 settembre in occasione della Biotech Week 2020, “Ricerca e biotecnologie: Nbt, investimenti e innovazione”.
La rivoluzione delle Nbt
La novità più rilevante degli ultimi anni nelle biotecnologie molecolari è l’introduzione delle New breeding techniques, tecnologie che permettono di modificare in modo mirato gli organismi per ottenere i caratteri desiderati, senza inserire materiale genetico estraneo. Nell’Unione europea una sentenza della Corte di Giustizia del 2018 ha equiparato i prodotti così ottenuti agli Ogm applicando così ai primi le rigide disposizioni relative ai secondi.
Alberto Lipparini, direttore di Assosementi intervenuto all’incontro di Cibo per la Mente, ha indicato alcuni effetti di questa sentenza contenuti in una recente ricerca di Euroseed: “Il 40% delle aziende intervistate ha bloccato i programmi di ricerca con Nbt per l’incertezza che domina il mercato unico europeo. Inoltre meno della metà delle piccole imprese vi ricorre; fino all’80% delle medie e il 100% di quelle di grandi dimensioni. Ma queste sono quelle che si aprono al mercato internazionale. Pertanto c’è il rischio che emerga un gap di competitività tra le nostre imprese e quelle estere”.
I vantaggi dell’applicazione delle biotecnologie al miglioramento genetico in agricoltura sono enormi: si possono ottenere caratteristiche favorevoli in tempi più contenuti e a costi ridotti rispetto all’utilizzo delle metodiche classiche. Mario Enrico Pè, presidente di Siga-Società italiana genetica agraria, parla di una vera e propria rivoluzione: “Poter modificare il Dna in maniera precisa ha rilevanza enorme sulle possibili applicazioni nel miglioramento genetico”, ha detto nel corso del suo intervento.
La ricerca ha quindi bisogno di essere trasferita nei prodotti e in questo passaggio “l’industria ha un ruolo centrale”, ha aggiunto Leonardo Vingiani, direttore di Federchimica Assobiotec. Tuttavia il settore sconta ritardi e difficoltà che Vingiani ha ricollegato alla diffidenza nei confronti della transgenesi e all’incapacità dell’industria di non aver compreso “quanto fosse importante comunicare valori positivi. Tutto quello che si è verificato intorno a quest’unica tecnologia ha rallentato la capacità di trasferire conoscenza in prodotti per il mercato”.
Dello stesso parere Lipparini: “In questi venti anni la nostra ricerca, che era all’avanguardia, ha perso diversi treni. Continuare a utilizzare metodi tradizionali di selezione e ibridazione può richiedere investimenti ingenti e tempi non adeguati per motivi economici”.
Le nuove tecnologie al servizio della sostenibilità
Il momento attuale è invece favorevole a un’inversione di tendenza perché il progresso tecnologico ha raggiunto un livello molto elevato. Pè ha parlato a tal proposito di “convergenza” grazie, ad esempio, alla disponibilità delle informazioni sul genoma che consentono “di fare previsioni e programmare al meglio un programma di miglioramento genetico. Le Nbt sono una prospettiva e hanno una grossa potenzialità, che non potrà far altro che moltiplicarsi grazie a questa convergenza”. Adesso, alla vigilia di una nuova fase della politica agricola nazionale ed europea, il biotech deve ritrovare una sua centralità, come “uno dei pilastri su cui poggiare lo sviluppo dell’agricoltura italiana moderna e sostenibile ma servono finanziamenti”, ha sottolineato il presidente di Siga.
Il tema della carenza di finanziamenti è emerso come uno dei più rilevanti. Per Vingiani non è stato garantito “un adeguato fluire di investimenti per la ricerca né un parallelo incremento di opportunità per il trasferimento della tecnologia”. Le proposte non mancano, però. Come quelle di Siga: “Lanciare progetti strategici condivisi con stakeholders che possano concentrare una quota di finanziamenti mantenuta nel tempo, basata su controlli periodici da valutare ex post. Progetti strategici interdisciplinari perché l’agricoltura moderna ha bisogno di varietà nuove. Occorre fare uno sforzo per superare il blocco della regolamentazione ma per fare questo bisogna far capire all’opinione pubblica che l’innovazione difende il Made in Italy”.
La questione della comunicazione è centrale anche per il presidente di Assosementi per il quale bisogna “informare che il progresso passa attraverso l’innovazione” e indicare che ”il prodotto è valido non per il processo utilizzato ma per le sue caratteristiche effettive”.
La Società italiana genetica agraria ha anche lanciato una nuova terminologia che superi quella un po’ ostica di ‘Nbt': “Tea, Tecnologie di evoluzione assistita. Queste producono mutazioni nelle sequenze del Dna esattamente uguali a quelle prodotte naturalmente o già esistenti in specie sessualmente compatibili”. La nuova biotecnologia molecolare va anche incontro a quelle esigenze diffuse di chi si oppone a essa. Poter ad esempio accrescere la resistenza delle specie ai parassiti significa ridurre l’uso di fitofarmaci oppure facilitare l’utilizzo delle risorse, come l’acqua, da parte di colture geneticamente migliorate: “Gli oppositori delle biotecnologie molecolari applicate alle piante hanno una visione dell’agricoltura che non è completamente sbagliata: sostenibile, non negativa per l’ambiente, che preservi la biodiversità. Sono concetti che dobbiamo inserire nell’agricoltura moderna e le Tea possono contribuire a un’agricoltura di questo tipo”, ha concluso Pè.
Foto: ©Alex011973_Fotolia
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