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Assalzoo, il “principio di precauzione” danneggia l’agroalimentare italiano

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Occorre evitare posizioni rigide che producano danni irreversibili allo sviluppo del sistema agroalimentare italiano. E sugli Ogm è necessario ridare la parola agli scienziati e riflettere sui futuri rischi di approvvigionamento che peseranno sulle aziende e sulle risorse delle famiglie. Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, ha commentato così l’iniziativa dei ministri delle Politiche agricole alimentari e forestali e della Salute che, appoggiandosi sul “principio di precauzione”, hanno chiesto alla Commissione europea di sospendere l’autorizzazione all’uso del mais Mon810 in Italia e nel resto dell’Unione europea.

 

La recente richiesta avanzata dal Ministro Balduzzi evidenzia ancora una volta come nel nostro Paese si preferisca non decidere su basi scientifiche, ma solo sulla spinta di interessi di parte o di mera opportunità politica. Sono anni che l’Italia si trincera dietro la “clausola di salvaguardia” contro gli OGM, senza tenere conto delle prove scientifiche esistenti e senza avere mai avviato un piano di ricerca nazionale per stabilire se le biotecnologie – cui tutto il Mondo fa ormai ricorso da quasi 20 anni – costituiscono un rischio o un’opportunità per la nostra agricoltura.
Da oltre 15 anni provengono da più parti– e anche Assalzoo lo ha più volte chiesto – accorati appelli per l’avvio di un serio piano di ricerca sugli OGM, per dare agli operatori del settore agroalimentare e agli stessi consumatori certezze scientifiche e non scelte dettate soltanto dal pregiudizio.


Sul fronte economico il ripetersi di atteggiamenti oltranzisti rischia di acuire la già difficilissima condizione di imprenditori e allevatori, ripercuotendosi su tutta la filiera agroalimentare, danneggiando il portafogli dei consumatori e mette a rischio l’occupazione nel settore. Assalzoo si è sempre impegnata e si impegnerà sempre di più per la garanzia della sicurezza alimentare e per far  sì che la nutrizione animale e la qualità dei prodotti che ne derivano si mantengano su livelli di eccellenza.


A causa della impossibilità per l’agricoltura nazionale di produrre materie prime vegetali in quantità sufficiente a soddisfare la domanda interna, l’Italia non può fare a meno di importare quasi il 50% delle materie prime vegetali necessarie al suo fabbisogno interno ed in questi ultimi anni a causa della progressiva contrazione della produzione interna le importazioni stanno crescendo ulteriormente, imponendo al nostro Paese di guardare sempre più ai mercati internazionali. Non possiamo permetterci di restare indietro rischiando effetti pesantissimi sul settore agroalimentare – che nel suo insieme vale circa il 20% del PIL nazionale – e gravando ancora di più sulle tasche dei consumatori”.

 

Foto: Pixabay

redazione