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Aviaria in Europa: nel 2023 casi in aumento, ma rischio rimane basso

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L’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) ha registrato un incremento dei casi negli uccelli selvatici in Europa: questo fenomeno è stato attribuito principalmente a un ritardo nella migrazione autunnale di diverse specie di uccelli acquatici e, con l’aumento della circolazione del virus tra gli uccelli selvatici durante i mesi invernali, si riscontra anche un aumento del rischio di focolai negli allevamenti avicoli.

Le ultime scoperte emergono dal rapporto trimestrale sull’Influenza Aviaria redatto congiuntamente dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) e dal Laboratorio di Riferimento dell’UE (EURL), di cui EFSA ha parlato in una nota diffusa alla stampa.

Nel periodo compreso tra il 2 settembre e il 1 dicembre 2023 sono stati segnalati 88 casi di HPAI negli uccelli domestici e 175 casi negli uccelli selvatici in 23 Paesi europei: sette delle undici varianti del virus HPAI individuate in Europa sono nuove e hanno colpito diverse specie di uccelli selvatici, con particolare accanimento sulle gru comuni. Inoltre l’HPAI è stato rilevato per la prima volta anche negli uccelli selvatici e nei mammiferi della regione antartica. Secondo le stime dell’ECDC, il rischio di infezione da virus HPAI in Europa rimane basso per la popolazione generale e varia da basso a moderato per le persone esposte professionalmente o in altro modo a uccelli o mammiferi infetti, sia selvatici che domestici. Tuttavia, per ridurre ulteriormente il rischio di infezione, gli esperti raccomandano di evitare l’esposizione a uccelli marini o mammiferi morti o malati.

A metà gennaio EFSA ha pubblicato la Relazione Annuale sulla Sorveglianza dell’Influenza Aviaria nel Pollame e nei Volatili Selvatici, che riassume i risultati delle attività di sorveglianza svolte in Europa nel 2022, e ha proposto l’istituzione di una rete di sorveglianza attiva per l’HPAI in tutta Europa.