Teresa Bellanova è la ministra delle Politiche agricole alimentari forestali. Nelle ultime settimane è stata impegnata sui negoziati per la riforma della Pac in seno al Consiglio dell’Unione europea. Un impegno che proseguirà con la messa a punto del Piano strategico nazionale e che si affiancherà a quello per la definizione del Piano nazionale Ripresa e Resilienza.
L’accordo raggiunto al Consiglio Ue dei ministri dell’Agricoltura ha introdotto la novità dell’assegnazione dei fondi Pac in base ai risultati raggiunti: ogni Paese dovrà definire un piano strategico nazionale. Le voci critiche hanno parlato di ‘rinazionalizzazione’ degli aiuti europei. Quali sono i benefici di questo nuovo approccio della Politica agricola comune?
Considero l’Accordo generale sul pacchetto di Riforma Pac post 2020 un buon punto di caduta, a partire dal fatto che, per la prima volta, i contributi saranno assegnati in base ai risultati raggiunti e non per il mero rispetto delle norme di conformità. Adesso siamo chiamati alla costruzione del Piano strategico nazionale, quello su cui si costruirà l’agricoltura italiana dei prossimi anni e il suo contributo, che io ritengo strategico e fondamentale, alla transizione verde dell’intera economia del Paese. Un processo complesso che dovrà essere ultimato entro la fine del 2021 e per cui è mia intenzione istituire già a partire dai prossimi giorni un Tavolo di partenariato nazionale. Nel frattempo, proprio per garantire certezze giuridiche agli agricoltori, l’intesa raggiunta prevede una transizione di due anni, che consentirà di prorogare le attuali regole della Pac fino al 31 dicembre 2022 garantendo il tempo necessario per presentare, approvare e applicare i nuovi Piani Strategici nazionali a partire dal 1° gennaio 2023. Direi che questa Riforma ci consegna invece una Politica agricola molto più unionale delle precedenti dal momento che ogni Stato presenterà un unico Piano Strategico che sarà approvato direttamente dalla Commissione. E rivendico all’Italia il risultato di un adeguato livello di flessibilità nelle scelte, in modo da considerare appieno le diverse realtà territoriali, soprattutto sulle condizionalità, per cui ogni Stato potrà prevedere un set di misure più adattabili alle diverse realtà territoriali.
I negoziati hanno dedicato ampio spazio alla questione ambientale. In che modo però si cercherà di coniugare la sostenibilità ambientale con quella socio-economica, quindi tanto la redditività e produttività del settore primario quanto la tenuta del sistema occupazionale?
Sono convinta che gli obiettivi su ambiente e clima di Farm to Fork e Biodiversity accadranno concretamente solo se saranno garantiti reddito degli agricoltori e sostenibilità economica delle imprese. Non si dà mitigazione climatica, salvaguardia ambientale e di beni come aria, acqua, suolo, tutela del paesaggio, contrasto al dissesto idrogeologico e ripopolamento delle aree interne senza centralità dell’agricoltura. Nella nuova Pac saranno concentrati su questi obiettivi almeno il 30% dei fondi delle misure agro-ambientali dello sviluppo rurale e almeno al 20% dei pagamenti diretti attraverso i cosiddetti eco-schemi. Obiettivi: l’incremento delle superfici biologiche, la riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti, l’incentivazione di altri metodi produttivi benefici per l’ambiente, la riduzione dell’antimicrobico-resistenza. Anche su questo i Piani Strategici saranno determinanti. Dico fin d’ora che accanto alle misure sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, da privilegiare, il nostro settore agricolo ha bisogno, più di altri, di adeguate misure di adattamento, per rimanere competitivi nonostante i danni prodotti dai cambiamenti climatici. E qui il tema gestione del rischio è essenziale. Ed è significativo aver ottenuto, proprio su nostra richiesta, di poter destinare una piccola percentuale dei pagamenti diretti su un Fondo di mutualizzazione nazionale da attivare in caso di calamità di carattere catastrofale.
In che modo saranno gestite le risorse Pac in relazione alle leve produttive del Paese e su quali comparti il sostegno della nuova Politica agricola potrà essere particolarmente efficace?
La sfida che si apre è enorme. Lavoro per la costruzione della nuova Pac, messa a punto e avvio della Strategia nazionale per il Sistema Agricolo, Agroalimentare, Forestale, della Pesca e dell’acquacoltura nell’ambito del Piano nazionale Ripresa e Resilienza andranno di pari passo. Non a caso gli interventi previsti nella Strategia sono stati progettati in modo da completare e integrare quelli del Piano Strategico Pac. Inoltre, nei due anni di transizione che si aprono, l’attuale Pac potrà contare anche sulle nuove risorse rivenienti dai fondi NGEU per lo sviluppo rurale, che per il nostro Paese ammontano a circa 1 miliardo e duecento milioni. Una mole significativa con target rilevanti: una buona parte di queste risorse dovrà essere finalizzata a sostenere giovani e piccoli agricoltori, investimenti su sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, agricoltura di precisione, digitalizzazione e modernizzazione dei macchinari, miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro, promozione di filiere corte e mercati locali, sviluppo di energie rinnovabili, economia circolare e bio-economia, accesso alla banda larga. Con una buona notizia per i giovani agricoltori che avranno a disposizione fino a 100 mila euro per il primo insediamento, anticipando così una delle novità importanti della nuova Pac.