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Benessere animale e allevamento: le cose da sapere – il trasporto

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Il trasporto è un’operazione complessa cui gli animali d’interesse zootecnico sono sottoposti almeno una volta nella loro vita. Questo perché con l’avvento di nuovi sistemi di allevamento gli animali che nascono in un’azienda sono destinati a crescere e/o produrre in un’altra, o almeno la fase di macellazione è eseguita in strutture lontane dall’azienda di allevamento (Nanni Costa, 2009). La fase del trasporto può essere suddivisa in tre momenti: il carico sul mezzo di trasporto utilizzato, quale camion, areo, nave o treno, il viaggio verso destinazione, e lo scarico al momento dell’arrivo in azienda o nell’impianto di macellazione con sistemazione in box di allevamento o nelle aree di sosta. L’Italia è tra i Paesi importatori di animali destinati all’allevamento o alla macellazione. I mezzi maggiormente utilizzati per il trasporto di bestiame in Italia e in Europa sono quelli su strada, e come dimostrato dai numeri presentati in Tabella (Fonte Ministero della Salute, Relazione annuale sui controlli effettuati in Italia, anno 2009) la fase di trasporto degli animali d’interesse zootecnico riveste particolare importanza seppure nel ciclo produttivo dell’animale occupi un tempo molto piccolo. 

La numerosità delle specie e degli animali che quotidianamente attraversano le nostre strade ha creato la necessità di regolamentare tale trasporto in regime di benessere animale con una serie di leggi sia nazionali che comunitarie. Con l’emanazione del Regolamento 1/2005, entrato in vigore il 5 gennaio 2007, sono state inserite delle disposizioni molto restrittive e severe che riguardano, per citarne solo alcune, l’idoneità dell’animale al trasporto, i requisiti dei mezzi di trasporto, le superfici che devono essere garantite agli animali nei mezzi ospitanti, la durata massima del viaggio opportunamente intervallato da momenti di riposo e di soste autorizzate nei punti di controllo. Recentemente con il “Consortium of the Animal Transport Guides Project (2017)” la Commissione Europea (DG Sante) ha dato il via alla stesura, partendo dal Regolamento, di semplici e chiare linee guida per il trasporto degli animali che sono state redatte direttamente degli stakeholders del settore per agevolare la comprensione e l’applicazione del Regolamento. La stesura di tali linee guida è stata preceduta dalla pubblicazione di un’opinione scientifica sul benessere degli animali durante il trasporto (AHAW, 2011) da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

Il trasporto degli animali incide negativamente sul benessere degli animali esponendoli a una serie di stressori fisici e psicologici, tra cui: restrizioni alimentari e di acqua, condizioni ambientali poco adeguate con variazioni di temperatura e di umidità, mancata familiarità con il nuovo ambiente, esposizione a nuovi individui, a nuovo personale, restrizione dei movimenti, vibrazioni, rumori inusuali, fattori che impattano sullo stato psicofisico dell’animale. È stato scientificamente dimostrato che l’impatto dei lunghi viaggi, superiori a 24 ore, peggiora ulteriormente le condizioni di benessere in quanto espone a maggior tempo di contatto gli animali agli agenti stressogeni sopra menzionati. Lo stress da trasporto sia a causa dell’ambiente ostile che alle diverse condizioni di trasporto è in grado di influenzare negativamente non solo il benessere ma con esso la salute degli animali. È bene sottolineare che ogni sistema di allevamento prevede una diversa operazione nel momento del carico degli animali sul mezzo di trasporto, ad esempio nel caso degli avicoli è necessaria la cattura e l’ingabbiamento a cui segue la movimentazione e il trasporto nelle gabbie. In generale la fase di carico include uno stress di natura fisico, dovuto allo spostamento su percorsi e rampe o cattura, ed uno psicologico, quale l’allontanamento dal luogo in cui gli animali sono allevati.

L’entità di tali stressori causa a livello fisiologico l’attivazione di una risposta allo stress con l’aumento della frequenza respiratoria, del battito cardiaco, e della secrezione plasmatica dell’ormone cortisolo che via via tendono a rientrare al loro livello basale durante il trasporto: tale fenomeno è indice di una risposta adattativa alla situazione di stress verificatasi. Secondo quanto riportato dalle ultime Linee Guida per il trasporto degli animali, per la riduzione dello stress al momento del carico è opportuno l’impiego di rampe sull’automezzo che facilitino la salita dell’animale, evitando dislivelli che costringano a saltare o inciampare. Ne consegue che una mancata attenzione nella fase di carico possa essere causa di lesioni dell’animale che potrebbe concludersi, alla fine del trasporto, nei casi più gravi, anche con la morte dello stesso. Una buona prassi da seguire nel trasporto, e che rappresenta un punto estremamente critico, è l’educazione del personale addetto alla fase di trasporto: a tal proposito si richiede un’alta formazione del personale sui bisogni etologici e sul benessere degli animali. A titolo esemplificativo le pecore, che sono animali gregari con un istinto di socializzazione spiccato, tendono a soffrire molto quando sono divisi in gruppi più piccoli di cinque animali, per cui la conoscenza del comportamento degli animali trasportati è di ausilio al personale nel comprendere le esatte procedure di trasporto nel rispetto del loro benessere.

Sottovalutare l’importanza del proprio ruolo, nel caso dell’addetto, può essere motivo di grossi problemi il che pregiudica non solo il benessere animale ma anche il valore economico del prodotto, come nel caso del deprezzamento della carne nel caso in cui l’animale sia destinato alla macellazione. Noti esempi di difetti della carne causati da una cattiva gestione del trasporto sono il Dark Cutting Beef, nella carne bovina e il Dark Firm Dry nella carne suina. Interessante è il punto di vista dell’EFSA in merito all’identificazione di indicatori animal-based del benessere durante il trasporto, secondo la metodologia individuata nel progetto Welfare Quality ® (Botreau et al., 2007), e fondati sul processo di osservazione diretta degli animali e sull’assegnazione di un punteggio dai veterinari e dagli addetti al trasporto. La definizione di tali indicatori di benessere potrebbe essere uno strumento valido se affiancato a misure cliniche e procedure diagnostiche. Un esempio è rappresentato dalla dichiarazione di non idoneità di un mezzo al trasporto animale a seguito della verifica di una condizione di estremo stress termico degli animali trasportati se su tali animali si osservano alcuni segni tipici di stress termico quali collasso, estrema sete, prostrazione, mortalità: in tal caso gli esami clinici, come la misura della temperatura corporea, rafforzano le osservazioni dell’ispettore (AHAW, 2011).

Da questa breve panoramica su come assicurare un trasporto in regime di benessere, si evince come ciascuna fase del trasporto risulti fondamentale e che un piccolo errore nella fase di carico può ripercuotersi nelle successive. L’approccio migliore consiste sicuramente nel rispettare il regolamento definito per ciascuna specie ma, in secondo luogo, si potrebbe dare importanza all’osservazione da parte dell’operatore e del veterinario sin dalle prime fasi del trasporto e per la durata di tutto il processo. In tale ottica si è in grado di gestire il rischio e conseguentemente di garantire il trasporto rispettando il benessere animale.

 

Foto: Pixabay

Maria Giovanna Ciliberti, Mariangela Caroprese