Procedono i lavori di definizione del Sistema di Qualità nazionale per il benessere animale. Si sono conclusi il 17 febbraio gli incontri tra rappresentanti dei ministeri delle Politiche agricole e della Salute e di Accredia, l’Ente italiano di accreditamento, con diversi portatori di interesse: associazioni, organizzazioni di categoria, Regioni, organismi di certificazione. Il sistema di qualità nazionale è nato con l’obiettivo di introdurre una nuova certificazione con cui migliorare gli standard della gestione degli allevamenti e della produzione zootecnica e per rafforzarne la sostenibilità.
Gestione del sistema definita da organismo tecnico-scientifico
Il Sistema di Qualità nazionale è stato disposto dal cosiddetto decreto ‘Rilancio’ dello scorso maggio (dl 34/2020) convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020. L’adesione al sistema sarà su base volontaria. Gli allevatori si impegneranno a rispettare un disciplinare di produzione comprendente criteri più stringenti di quelli obbligatori già previsti dalla normativa vigente, compresi quelli relativi alla gestione delle emissioni nell’ambiente.
I due ministeri sono al lavoro per la messa a punto dei decreti attuativi con cui applicare la disciplina contenuta nella legge. In particolare si definiranno i disciplinari di produzione, il ‘marchio’ distintivo con cui identificare i prodotti certificati, ovvero quelli conformi ai requisiti stabiliti, le regole per la vigilanza e i controlli, le modalità di utilizzo delle banche date esistenti relative al settore agricolo e sanitario. Nella legge si prevede inoltre l’istituzione di un organismo tecnico-scientifico con il compito di definire il regime e le modalità di gestione del sistema di qualità nazionale.
Questo strumento è stato pensato come una risorsa con cui rispondere alla sfida lanciata al settore primario, la sfida della sostenibilità intesa nelle sue attribuzioni ambientale, sociale ed economica. L’introduzione del Sistema di Qualità nazionale per il benessere animale punta, infatti, anche al rilancio della competitività del settore dell’allevamento e questa può essere sostenuta anche grazie a un maggiore investimento in termini di sostenibilità.
Misure anche da Pac e Piano Resilienza?
Il tema del benessere animale è intimamente legato al tema della sostenibilità nella zootecnia: allevamenti con animali in salute significano produzione sicura e di qualità, con minore impatto sull’ambiente e utilizzo efficiente di risorse, in un processo nel quale l’alimentazione svolge un ruolo essenziale accanto alle misure di biosicurezza. Il comparto già dispone di uno strumento pensato per migliorare le condizioni negli allevamenti e contrastare fenomeni come l’antibiotico-resistenza o prevenire le malattie. Si tratta di ClassyFarm, il sistema di categorizzazione degli allevamenti in base al rischio per garantire un maggior livello di sicurezza della zootecnia.
La strategia Farm to Fork ha sancito ulteriormente il legame tra benessere e sostenibilità. Nel documento si prevede un riesame della normativa in materia di benessere animale da parte della Commissione europea con anche la possibilità di adottare un’etichettatura relativa al benessere degli allevamenti per poter trasmettere il valore lungo la filiera agroalimentare.
Gli allevatori stessi hanno infatti interesse a comunicare questo valore ai consumatori nei quali è diventata sempre più considerevole la domanda di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti gestiti nel rispetto di elevati standard. Ma per riqualificare le tecniche di allevamento – come ricorda Accredia – è necessario definire specifici manuali di buone pratiche e adottare specifiche misure di sostegno, anche ricorrendo a quelli che saranno rese disponibili dalla nuova Pac e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
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