Nel 2016 la bilancia commerciale dei prodotti agroalimentari italiani ha evidenziato una significativa riduzione del deficit in valore grazie alla crescita delle esportazioni: è questo il dato principale che emerge dal report analitico elaborato da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Le esportazioni, nello specifico, hanno raggiunto 38,4 miliardi di euro nel 2016, in aumento del 4% sull’anno precedente. Il dato riflette un aumento annuo delle vendite all’estero dei prodotti agricoli (+3% sul 2015) e una crescita ancor più consistente dell’export dei prodotti alimentari trasformati (+4,2%), arrivata a superare i 31,5 miliardi di euro.
Le importazioni, a causa di una domanda interna che è rimasta debole nel 2016, rimangono stabili, poco sotto i 43 miliardi di euro, consentendo il recupero del disavanzo per un valore di poco inferiore a 1,5 miliardi di euro.
L’export agroalimentare, che in valore rappresenta una quota del 9% sul totale delle esportazioni nazionali (oltre 38 miliardi su 417 complessivi), si conferma come una delle componenti più dinamiche di quest’ultimo, cresciuto lo scorso anno a un tasso decisamente più contenuto (+1,2 sul 2015 contro il +4% dell’agroalimentare).
Tra le produzioni più significative del comparto “Animali e carni” si evidenzia una crescita decisa per le preparazioni e conserve suine che esprimono il 46% circa dell’intero settore produttivo (+4,7%, con un valore di oltre 1,36 miliardi di euro). A incidere in misura preminente sulla crescita delle esportazioni di “Latte e derivati” sono stati i formaggi duri – che detengono una quota del valore complessivo delle esportazioni del comparto del 38% nel 2016 – il cui export oltrepassa la soglia del miliardo di euro. Tale risultato è frutto di un andamento contrapposto tra la crescita dei formaggi grana/parmigiano (+7% a oltre 820 milioni di euro) e il calo del 14,2% del pecorino/fiore sardo che scende a 139 milioni di euro.
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red.