Tra il 2007 e il 2017 il consumo globale di carne è aumentato in media dell’1,9% l’anno e il consumo di prodotti lattiero-caseari freschi del 2,1% l’anno – entrambi i valori sono due volte maggiori rispetto alla crescita demografica. Lo sottolinea un editoriale pubblicato su “The Economist”, che analizzando i dati raccolti negli ultimi anni dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao) ha calcolato che in futuro l’assunzione pro-capite di carne dovrebbe crescere ulteriormente in tutto il mondo, soprattutto in paesi come Africa e India.
Nell’articolo si legge che quasi quattro quinti di tutti i terreni agricoli sono destinati all’alimentazione del bestiame: non solo quelli dedicati al pascolo, ma anche quelli coltivati con piante utilizzate per la produzione di alimenti per animali. Gli esseri umani hanno allevato un numero sempre maggiore di bestiame per ottenere cibo, tanto che si pensa che la quantità totale di mammiferi sulla Terra sia quadruplicata rispetto all’età della pietra. Secondo la Fao, tra il 2015 e il 2050 il numero globale di ruminanti dovrebbe passare da 4,1 a 5,8 miliardi, mentre la popolazione di polli dovrebbe crescere ancor più velocemente.
L’editoriale sottolinea che tra il 1961 e il 2013 il consumo medio pro-capite di carne in Cina è passato da 4 a 62 kg l’anno. La crescita dovrebbe adesso interessare paesi come l’India – dove nonostante l’assunzione pro-capite di carne sia ancora limitata a 4 kg l’anno, è aumentato significativamente il consumo di latte, formaggio e burro chiarificato – e l’Africa – che già oggi importa ogni anno quantità maggiori di carne rispetto alla Cina e dove , secondo gli esperti dell’Oecd, le importazioni continueranno a crescere di oltre il 3% l’anno. Secondo le stime dell’Onu, la popolazione dell’Africa subsahariana passerà da 1,1 miliardi a 2 miliardi verso la metà degli anni 2040, e questo dovrebbe determinate un significativo aumento del consumo di carne e latticini anche se le abitudini alimentari delle persone restassero le stesse. Per esempio, in Kenya a partire dal 2000 la popolazione è cresciuta del 58%, mentre la produzione di carne bovina è più che raddoppiata.
L’articolo evidenzia che l’aumento del consumo globale di carne migliorerà la salute della popolazione, perché i prodotti animali sono “eccellenti fonti di vitamine e minerali essenziali”. Alcuni studi condotti in diversi paesi in via di sviluppo hanno dimostrato che fornire latte agli scolari li rende più alti. Recenti ricerche svolte in Kenya hanno rilevato che i bambini che mangiavano regolarmente le uova crescevano più velocemente del 5% rispetto a quelli che non lo facevano e, seppur minore, un effetto simile è stato osservato anche in relazione al consumo di latte vaccino. Inoltre, dall’editoriale emerge che l’aumento del consumo di carne nei paesi in via di sviluppo potrebbe creare anche opportunità per le imprese locali: la crescita delle città e una maggiore richiesta di proteine animali potrebbe, infatti, far crescere le catene di approvvigionamento nazionali. La necessità di rispondere al crescente fabbisogno di cibo della popolazione cittadina in aumento, secondo l’editoriale, potrebbe incrementare il fatturato dei produttori locali di alimenti, migliorando in generale l’economia delle nazioni meno abbienti.
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