La stabilità ha caratterizzato il mercato della carne bovina in Europa. Nel 2017 – come rilevato dall’Ismea, l’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare – il livello di produzione è lievemente sceso dello 0,4%. Tuttavia i diversi Paesi dell’Unione Europea hanno fatto segnare performance diverse.
Nella media ci sono Paesi come Italia e Spagna mentre i primi tre Paesi produttori, ovvero Francia, Germania e Regno Unito, hanno ridotto la loro produzione: dei tre la peggiore è la Francia con una riduzione del 3%. Irlanda, Polonia (con un boom di oltre l’11%), Paesi Bassi e Belgio, invece, sono tutti in espansione. Qui, più che la domanda interna, a favorire l’aumento della produzione è stato l’incremento delle esportazioni, con un livello di prezzi ancora competitivo. Il volume generale dell’export europeo è salito del 3,6% e proprio Polonia, Irlanda Paesi Bassi e Belgio hanno marcato le migliori performance.
La Polonia, nei prossimi mesi, conoscerà probabilmente una ulteriore espansione. All’inizio del 2018 infatti è stato registrato un incremento di 14 mila capi di vacche nutrici e di 23 mila capi di vacche da latte. Nei Paesi Bassi, invece, la maggiore offerta è riconducibile – ricordano gli esperti di Ismea – al “piano riduzione fosfati” che ha portato nel 2017 a un aumento del 14% delle vacche macellate. Numeri positivi anche in Francia dove già nei primi due mesi del 2018 sono state avviate al macello 136 mila vacche e 59 mila giovenche (rispettivamente +9% e +6% rispetto allo stesso periodo del 2017).
Proprio Francia, Paesi Bassi e Polonia sono i primi tre esportatori di carne fresca bovina in Italia che ha visto, nel 2017, leggermente ridursi le importazioni italiane (-2,2% rispetto al 2016). Da questi Paesi arriva il 60% di prodotto importato con la Polonia che ha scalzato la Francia come primo fornitore con oltre 73,5 mila tonnellate di carne bovina fresca pari al 22% del totale. Su anche i flussi da Spagna e Germania.
In controtendenza, infine, sono le importazioni italiane di animali vivi. Il 2017 si è chiuso con un maggior numero di capi importati rispetto al 2016, un elemento che in parte lascia trasparire certo ottimismo da parte degli ingrassatori rispetto al miglioramento della domanda per la carne di qualità (razze da carne pregiate ingrassate nelle stalle italiane).
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