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Carne, per la prima volta in vent’anni produzione in calo

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Dopo due decenni col segno positivo, nel 2019 la produzione di carne è prevista in calo. Colpa dell’epidemia di peste suina africana sopratutto in Cina che ha tagliato di almeno il 20% della produzione di carne suina, il secondo tipo di carne per volume prodotto nel mondo dopo il pollo. Il dato è stato fornito dalla Fao nel suo ultimo rapporto Food Outlook che segue l’andamento del mercato e della produzione delle derrate alimentari, dai cereali al pesce, dal latte alla carne.

Carne

La produzione mondiale di carne, bovina, ovina, avicola e suina, dovrebbe ammontare a 335 milioni di tonnellate in equivalente peso carcassa, con un calo dell’1% rispetto all’anno precedente. Sulla carne suina si è abbattuta la crisi in Cina con la diffusione della peste suina africana. Il primo contagio è stato riferito nel 2018 dopo di che l’epidemia si è diffusa anche in Mongolia, Vietnam e Cambogia. Solo in Cina sono stati soppressi 1 milione 200 mila maiali. Il costo è stato altissimo perché in qui si concentra quasi la metà della produzione di carne suina globale: il calo è stato di almeno il 20%. 

Meglio è andata la produzione di carne di pollo: in Cina è aumentanta del 17% su base annua e anche nel mondo è prevista in crescita quella mondiale. Allo stesso modo le previsioni sono positive per la carne bovina e ovina.

Argentina, Brasile, Stati Uniti e Unione europea saranno interessati da un aumento dell’output. In Brasile è incoraggiato dalla domanda estera, in Europa invece il rialzo c’è ma è stato limato rispetto alla precedente rilevazione per un probabile declino per la carne bovina. In ogni modo la crisi in Cina, con la maggiore domanda, sta sostenendo la produzione di carne suina e carne in generale nel Vecchio Continente. Anche Brasile, Usa, Argentina, Thailandia e Canada faranno fronte all’aumento di domanda mondiale di carne. 

Il commercio globale di prodotti a base di carne dovrebbe crescere del 6,7%, in controtendenza rispetto al rallentamento per altre commodities alimentari. L’import dalla Cina è atteso in aumento del 35% mentre gli Usa importeranno di meno.

Cereali

Nel 2019 dovrebbe aumentare la produzione mondiale di grano e mais mentre quella di riso dovrebbe scendere al di sotto del record dell’anno scorso. Il grano è in ripresa rispetto al 2018 anche grazie ai prezzi in calo. I maggiori raccolti daranno un vantaggio ai principali produttori: Russia, Ucraina e Usa. Anche il commercio mondiale sarà in crescita grazie alle maggiori importazioni dal Marocco, per via della siccità, e ai maggiori acquisti da diversi Paesi asiatici. La Russia resterà leader ma sarà insidiata da altri Paesi esportatori. 

Per il mais è record produttivo in Argentina e Brasile che controbilancia un raccolto inferiore al 2018 negli Usa: il rialzo globale dell’output sarà però solo marginale: 5 milioni di tonnellate. La produzione di riso è prevista in calo dello 0,8% sotto il livello record del 2018, un calo da attribuire alle prestazioni di Australia, Brasile, Nigeria e Usa mentre saranno ottimi i raccolti in Asia. Il consumo alimentare pro capite di tutti e tre i cereali manterrà il suo andamento e supererà quello della crescita demografica.   

Infine, per la prima volta in tre anni, è prevista una contrazione della produzione mondiale di semi oleosi. Pesano le previsioni negative per le piantagioni di soia e i minori raccolti negli Usa, e le deboli prospettive per la colza in Canada ed Ue.

Zucchero, latte e pesce

Meno prodotto, più consumo. La produzione mondiale di zucchero è prevista in calo del 2,8% a fronte, però, di un maggiore consumo globale che avrà quindi impatto sulle scorte. Africa, America Latina e Medio oriente stanno sostenendo questo maggior consumo, un aumento modesto e ancora inferiore al lungo termine di dieci anni. Quest’ultimo dato riflette la crescente preoccupazione dei consumatori per l’eccessivo consumo di zuccheri

La produzione di latte dovrebbe aumentare dell’1,4% grazie all’espansione delle mandrie da latte in India e Pakistan. In Unione europea l’incremento sarà più contenuto per via del clima estivo che ha compromesso le consegne mentre negli Usa la resa della produzione sta sostenendo lo slancio. Il commercio mondiale dei prodotti derivati è previsto a 76 milioni di tonnellate, leggermente maggiore del 2018 ma rivisto al ribasso dall’ultima rilevazione.

Invariata la produzione ittica globale. La pesca di cattura dovrebbe scendere del 3,4%, un decremento compensato dall’aumento del 3,9% dei prodotti dell’acquacoltura. Questo aumento è dovuto in particolare ai pesci mentre la produzione di gamberetti in Asia scenderà. Le alte temperature dell’acqua hanno comunque pesato sia sull’acquacoltura che sulla pesca. È previsto infine un calo nel commercio nonostante l’atteso notevole aumento delle importazioni dalla Cina. Pechino inoltre esporterà di meno in particolare verso gli Usa per via della guerra dei dazi.

 

Foto: Pixabay

red.