Nonostante la tenuta dei consumi, il mercato europeo delle carni bovine presenta numerose incertezze. Lo rivela il rapporto: “Tendenze bovino da carne” pubblicato dall’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), secondo cui l’incognita maggiore sarebbe rappresentata dalla concorrenza estera a seguito delle maggiori disponibilità in ambito europeo.
Effetti del clima – L’Ismea sottolinea che nella prima metà del 2018 l’andamento climatico anomalo registrato in tutto il Nord Europa ha compromesso i pascoli e le scorte di foraggi. In particolare, il lungo inverno e l’estate arida hanno penalizzato i principali paesi produttori: Irlanda, Germania, Inghilterra e Francia. Inoltre, l’aumento dei costi di produzione ha determinato un maggior ricorso alle macellazioni.
A luglio crescita import carne fresca – Il calo dei listini delle carni europee di bovino adulto ha reso questi prodotti molto più competitivi rispetto a quelli italiani. Pertanto, dopo sei mesi di flessione, a luglio le importazioni di carne bovina fresca hanno registrato un incremento del 9% rispetto a luglio 2017, confermando i timori degli ingrassatori, che già da mesi avevano rallentato le operazioni di ristallo.
Meno ristalli – Durante l’estate le operazioni di ristallo nelle stalle italiane sono state eseguite con ritmi più lenti e con cautela. Nei primi otto mesi del 2018 la percentuale dei capi importati dall’estero per l’ingrasso (che rappresentano quasi il 90% dell’offerta di vitelloni al macello) è diminuita del 7% rispetto allo scorso anno. In particolare, sono stati introdotti circa 26 mila broutards in meno. La flessione delle importazioni di “bovini vivi” registrata da Anagrafe Nazionale è pari invece allo 0,9%, ma in questo dato sono compresi i capi che vengono avviati al macello senza ulteriore fase d’ingrasso.
Importazioni – Nonostante l’aumento degli acquisti di carne fresca registrati a luglio, nei primi otto mesi del 2018 l’import di questo prodotto ha registrato un calo dell’1,3%, mentre le importazioni di carne congelata sono aumentate del 24,6%. Complessivamente, è stato riscontrato un incremento dei volumi pari al 2,7%. In termini di spesa le importazioni di carni bovine sono cresciute del 2,9%. In questo caso, malgrado la flessione dei volumi, il trend è apparso in crescita dello 0,9% anche per la voce “fresche e refrigerate”, proprio perché vista l’ampia disponibilità di carne di bovino adulto nazionale, a essere importati sono stati i tagli di maggior pregio.
Principali fornitori di carni bovine – Tra i maggiori fornitori, sono aumentati i volumi in arrivo di carne Irlandese, Danese, Argentina e Francese, tutte con elevati prezzi all’import. Sono diminuiti, invece, gli arrivi di carni da Polonia, Paesi Bassi, Germania, (che rimangono tuttavia da soli fornitori di quasi la metà delle carni importate). In crescita anche gli acquisti da Stati Uniti (+27%) e Australia (+64%).
Produzione UE – Nei primi sette mesi del 2018, la produzione di carne in Europa è aumentata del 2,3% rispetto allo scorso anno. Merito soprattutto degli incrementi registrati in tutti i principali Paesi – in particolar in Polonia, Francia e Regno Unito. La produzione è in crescita anche in Italia, dove i volumi sono saliti del 4% nei primi 7 mesi, soprattutto grazie al contributo dei capi del circuito latte.
Consumi interni – Nel periodo gennaio-settembre 2018 i consumi di carne bovina fresca delle famiglie italiane sono cresciuti dello 0,4% rispetto allo scorso anno, in corrispondenza di un aumento ben più consistente del livello di spesa, pari al 3,2% – dovuto al generale aumento dei prezzi medi.
Prospettive future – Tra il 2018 e il 2030 la produzione Europea di carne bovina dovrebbe diminuire a causa della minor domanda interna e della riduzione delle mandrie, determinata dal rispetto degli obiettivi ambientali di riduzione delle emissioni di gas serra.
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