Il problema del rilascio di anidride carbonica dell’ambiente alla base del riscaldamento globale potrebbe essere contrastato coltivando piante nel deserto. Non solo: secondo Amram Eshel dell’Università di Tel Aviv e gli altri autori di una ricerca pubblicata dall’European Journal of Plant Science and Biotechnology, le piante così coltivate potrebbero essere utilizzate come fonte di biocarburanti, evitando di sacrificare dei terreni altrimenti utilizzati per coltivazioni a scopo alimentare.
Eshel ha spiegato che convertire terre fertili in foreste comporta l’investimento di una grande quantità di energia e, quindi, causa il rilascio di carbonio nell’atmosfera. Cercare di coltivare in un terreno sterile come il deserto, è, invece, un’opzione migliore. Se, poi, questo terreno viene irrigato con acque di bassa qualità - ad esempio riciclando le acque nere – si può anche risparmiare l’acqua dolce. I ricercatori hanno, perciò, deciso di coltivare nel deserto 150 varietà diverse di cedro, una pianta particolarmente resistente alle condizioni ambientali inospitali, irrigandole con acque di scarto.
Per stabilire quanto carbonio può essere intrappolato con questo sistema, il prossimo passo consisterà nel determinare quanta anidride carbonica è stata catturata dalle coltivazioni raccolte la scorsa estate.
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s.s.