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Centinaio: “Ricerca, innovazione e sostenibilità le sfide per il settore agroalimentare”

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Gian Marco Centinaio è sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali. Membro della commissione Agricoltura del Senato, è già stato a capo dello stesso ministero nel primo governo Conte, da giugno 2018 a settembre 2019, anche con la delega al Turismo.

Dalla sua esperienza da ministro a oggi, il quadro di settore ha dovuto fare i conti con la pandemia. Di cosa ha bisogno l’agroalimentare italiano per superare gli effetti negativi della crisi economica?

I dati sull’andamento del settore primario nel 2020 indicano che l’agroalimentare italiano ha retto ma non senza soffrire le gravi conseguenze della crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria. Diverse filiere sono state penalizzate, da quella del latte a quella del vino, dall’olivicoltura al florovivaismo, fino a quelle attività secondarie come l’agriturismo reduce da anni di crescita. Anche la zootecnia non è stata immune, alcuni segmenti in particolare hanno subito un duro contraccolpo. Su tutti la suinicoltura, la cui situazione critica avevo segnalato all’allora ministra delle Politiche agricole Bellanova. La suinicoltura ha attraversato una fase molto difficile che ancora dura, con i trasformatori costretti a rifornirsi all’estero acquistando materia prima con prezzi molto più bassi dei nostri. Per tutte le filiere in sofferenza servono interventi specifici, rivedendo i contributi e puntando alla tutela e alla promozione della produzione. Contratti di filiera più consistenti sono ad esempio uno strumento efficace con cui sostenere il mondo produttivo per far fronte ai problemi di settore.

Ci sono questioni delle quali si era occupato da ministro che meritano particolare attenzione?

Certamente quella della tutela della qualità dei prodotti italiani. Dobbiamo ribadire con forza la nostra contrarietà all’etichettatura fronte-pacco ‘a semaforo’ che penalizzerebbe il Made in Italy. Un’altra questione meritevole di attenzione è certamente quella dell’etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari, un presidio a tutela non solo dei produttori ma anche dei consumatori. Infine nei prossimi mesi dovremo tornare a occuparci del contrasto alla xylella, un dossier affrontato nel corso del mio mandato da ministro e che richiede un intervento deciso per tutelare la filiera dell’olio d’oliva.

Quali sono le più grandi sfide che il settore agroalimentare ha di fronte e con quali strumenti bisognerebbe affrontarle?

Sono due le sfide più urgenti per il settore agroalimentare italiano, ed europeo. La prima è quella della ricerca e dell’innovazione tecnologica, un fronte in continua evoluzione che l’Italia deve essere in grado di sostenere anche economicamente. La seconda sfida è quella ecologica, della sostenibilità. Al settore primario è richiesto di operare nel rispetto dell’ambiente. Bisogna tuttavia tener conto anche della necessità di una remunerazione che permetta alle aziende di farlo. La Commissione europea ha lanciato la sfida della sostenibilità ambientale ma questa ambizione deve essere contemperata con un giusto sostegno economico per i costi che gli agricoltori italiani ed europei dovranno sopportare. O si aiuta l’agricoltura a rimanere in piedi oppure si cerca di tutelarla dalla concorrenza di quei Paesi esteri che non rispettano determinati standard ambientali, ad esempio consentendo l’ingresso nel mercato unico solo alle merci prodotte in un regime di standard paragonabili a quelli europei in un’ottica di reciprocità. Altrimenti si corre il rischio di un default dell’agroalimentare italiano e di altri Paesi in cui il settore agricolo riveste un ruolo di primo piano.

Vito Miraglia