Presidente Soldi, nella prospettiva della ricostruzione della filiera maidicola italiana quale contributo può arrivare da un’iniziativa come quella del Memorandum?
Anche quest’anno per il settimo anno consecutivo la superficie coltivata a mais in Italia è in contrazione. Negli stessi anni mentre la produzione mondiale aumentava di un terzo quella nazionale si è ridotta del 40%. Che il settore maidicolo italiano non goda di buona salute è cosa risaputa. La vera novità sta nella reazione compatta manifestata nell’ultimo anno dalla filiera di fronte alle criticità del settore. In maniera del tutto spontanea si è infatti costituito un tavolo tecnico a livello nazionale, sotto il coordinamento del CREA di Bergamo, che ha visto la partecipazione di tutti gli attori della filiera. Il tavolo, per il quale è stata chiesta recentemente l’ufficializzazione, ha prodotto dopo oltre un anno di lavoro un documento di progettualità portato all’attenzione del Ministero dell’Agricoltura e che potrebbe rappresentare la base di partenza per la stesura di un Piano Maidicolo Nazionale. Un piano di cui abbiamo bisogno ma che oggi non esiste. Sono tre le parole chiave contenute nel documento su cui dobbiamo porre l’attenzione: resa, sanità e filiera mais.
Oltre ad individuare politiche volte all’aumento di resa e sanità del prodotto, attraverso soprattutto la focalizzazione sulla ricerca, il documento sostiene la promozione dei contratti di filiera che diano valore al mais italiano.
Il Memorandum siglato a Roma lo scorso 13 giugno si inserisce perfettamente nella complessiva strategia di filiera e di fatto ne costituisce il primo tassello. Ancora una volta la filiera si è ritrovata unita a sostegno della coltura. Si tratta di un importante punto di partenza a salvaguardia di un mais coltivato, raccolto e trasformato in Italia e utilizzato per i prodotti della filiera zootecnica italiana.
Ora è necessario andare oltre, passare all’azione e tradurre gli intenti in misure concrete.
Quali potrebbero essere gli strumenti utili allo scopo, considerando anche delle forme di riconoscimento particolari per alcune qualità di prodotti italiani?
Lo strumento utile è il contratto di filiera. È fondamentale promuovere e premiare i contratti di filiera che valorizzano il mais italiano. A fronte di un livello qualitativo idoneo del prodotto, si restituirebbe così fiducia agli operatori. In particolare è necessario porre l’accento sui ricavi, non solo sull’ottimizzazione dei costi, per favorire l’adesione del tutto volontaria alla filiera con una premialità per il mais sia essa derivante dall’aiuto pubblico o dai soggetti coinvolti attraverso un’equilibrata distribuzione del valore aggiunto riconosciuto.
Cosa dovrebbe, inoltre, includere il contratto di filiera?
1. Disciplinari di produzione che pongano l’accento su tutte quelle buone pratiche agronomiche che fanno già parte della cassetta degli strumenti degli agricoltori e che possono essere integrate con esclusivi indirizzi all’innovazione ed alla ricerca.
2. Per sua natura la contrattualizzazione è già uno strumento di gestione/riduzione del rischio che permette di programmare la produzione individuando, in anticipo, la destinazione d’uso del prodotto con la garanzia d’acquisto per l’agricoltore. Potrebbe, però, ulteriormente ridurre il rischio per gli agricoltori assicurando un prezzo minimo garantito in caso di forte contrazione del mercato.
3. Per sostenere la competitività del mais italiano, in termini di qualità della granella raccolta per l’industria di trasformazione, sarà opportuno definire una qualità standard di base del prodotto. Un’ulteriore premiazione potrebbe essere commisurata al raggiungimento di specifici obiettivi qualitativi.
Potremmo proseguire nello specificare al meglio la forma contrattuale della filiera. La caratteristica peculiare dei contratti deve essere sempre la semplicità. Rimane comunque il fatto che l’obiettivo finale è quello di raggiungere tra gli attori una win-win partnership a beneficio dell’intero settore oggi in ginocchio.
A supporto delle iniziative tra privati ritiene necessaria una sponda da parte delle istituzioni?
Le istituzioni devono essere a fianco della filiera ed accompagnare il rilancio del comparto. A partire dalla necessaria fase di programmazione politica di settore per evitare di rincorrere urgenze o emergenze o affidarsi a singole sporadiche iniziative. Non solo. Occorre ritornare a credere nel mondo della ricerca, pubblica o privata, che consentirà l’accesso a rinnovamenti chiave sul fronte delle tecniche agronomiche o del miglioramento varietale. Su quest’ultimo fronte non ci possiamo più permettere altre ulteriori pesanti rinunce all’innovazione, come quelle prospettate dalla recente sentenza europea.
Quali sono le innovazioni tecnico-strumentali più significative per il problema della contaminazione da micotossine?
Per valorizzare la qualità del proprio prodotto è necessario partire dalla prevenzione, ossia dalle buone pratiche agronomiche. Non ci stancheremo di sensibilizzare in tal senso i produttori. Possono aiutare ad esempio le linee guida per il controllo delle micotossine nella granella di mais e frumento stilate dal Ministero delle Politiche Agricole che forniscono indicazioni puntuali sull’avvicendamento colturale, il periodo della semina, l’irrigazione, etc. In questi anni la ricerca ha fatto passi in avanti. In tema di aflatossine il biocontrollo, attraverso l’uso di ceppi di Aspergillus flavus non produttori di aflatossine come competitori nei confronti dei ceppi tossigeni, si è dimostrato particolarmente efficace. Da prove in campo e secondo i risultati dei primi due anni di disponibilità di un prodotto commerciale, l’abbattimento delle aflatossine risulta superiore all’80%. Buona anche la semplicità d’uso che ne favorisce l’utilizzo.
Con quali tempistiche potrebbe essere messa in atto la strategia di rilancio della filiera?
Sciogliere i nodi della filiera non è un’operazione semplice. Non avverrà spingendo il tasto ‘on’. La macchina è stata messa in moto. Si tratta di premere il piede sull’acceleratore. Ora sono necessarie soluzioni reali e strumenti adeguati ed affidabili che riconquistino la fiducia nella coltura. I primi sviluppi dell’attuale lavoro di rilancio potrebbero essere comunque già in campo dalla prossima campagna. Nella convinzione che è con il talento che si vincono le partite ma è con l’intelligenza e il gioco di squadra che si vincono i campionati.
Vito Miraglia