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Cesare Soldi (Presidente Ami): Situazione maidicola italiana critica, ma potenziale ancora alto. Servono scelte politiche chiare e sostegno all’innovazione

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Presidente Soldi, il mais riveste un ruolo essenziale nella filiera alimentare. Il punto della situazione della realtà nazionale a partire del punto di vista dell’Ami-Associazione maiscoltori italiani?
Nel 2017 la produzione maidicola nazionale è scesa al di sotto dei 6 milioni di tonnellate, il volume più basso degli ultimi venticinque anni. La superficie coltivata è ai minimi storici. Le importazioni di mais crescono anno dopo anno. Nel 2017 raggiungeranno e, forse supereranno, la metà del fabbisogno nazionale gravando per più di 800 milioni di Euro sulla bilancia commerciale italiana. Da questi pochi dati ne esce una fotografia decisamente negativa. La realtà potrebbe essere molto differente.Il potenziale è enorme. Oggi, per esempio, a differenza di altri mercati, la domanda di prodotto continua ad essere considerevole e non deve essere stimolata in alcun modo anche grazie al traino del reparto zootecnico ed alimentare.

Il calo della produzione, a livello quantitativo, da quali fattori è determinato?
Il quadro di analisi è abbastanza complesso. Mi spiego. La semina del mais è iniziata a metà marzo, abbastanza presto rispetto al passato. Le calde temperature di fine marzo ed inizio aprile hanno favorito una rapida emersione. In alcune zone le gelate di metà aprile hanno danneggiato il mais rallentandone la crescita costringendo, in alcuni casi, ad una seconda semina. Caldo e mancanza di pioggia hanno caratterizzato poi il resto della stagione. Si è passati così, in maniera variabile da zona a zona ed in modo discontinuo, dai 35 gradi di metà giugno e luglio fino ai 40 gradi di inizio agosto. Il dato che emerge, per quanto possiamo valutare ad oggi, è un calo delle rese del 10-15% (rispetto al 2016, anno caratterizzato da buone produzioni) con punte a -30-50% nelle zone in cui non è stato possibile irrigare, soprattutto al di sotto del Po, per mancanza d’acqua d’irrigazione.Questa variabilità è dovuta principalmente alla non piena disponibilità di acqua. In altri casi è da attribuire ad una gestione agronomica dove, per esempio il primo intervento irriguo, tempestivo ed ove possibile, ha portato vantaggi in termini di rese.

Fondamentale per la qualità igienico-sanitaria del mais è la questione relativa alle micotossine: qual è la situazione del prodotto italiano?
Il mais da granella prodotto quest’anno in Italia è caratterizzato da contaminazioni contenute. Le temperature estreme e lo stress idrico, oltre ad influenzare il calo produttivo, hanno condizionato, in alcuni casi, l’aspetto qualitativo rendendo più insidiose il rischio micotossine in particolare fumonisine (per gli attacchi di piralide) ed aflatossine. La criticità di quest’ultime si è manifestata, soprattutto, ad inizio campagna nella zona dell’Emilia Romagna e del sud est Veneto dove si sono raggiunti elevati valori di aflatossine. Per quanto riguarda questo aspetto, in generale,la stagione non è però paragonabile alla terribile annata del 2012.

Quali sono i processi da seguire per evitare l’insorgenza delle micotossine che inficiano la qualità del prodotto?
Prevenzione e Protezione. Ecco gli ingredienti chiave per far fronte al fenomeno delle micotossine. È necessario un approccio integrato mettendo in campo, oltre agli ultimi risultati della ricerca, tutte quelle buone pratiche agronomiche che fanno già parte del bagaglio professionale di ciascun agricoltore attento alla qualità dei propri prodotti. Le Linee guida per il controllo delle micotossine nella granella di mais e frumento del Ministero delle Politiche Agricole aiutano in tal senso con indicazioni su avvicendamento colturale, epoca di semina ed irrigazione.. Se parliamo di protezione, il controllo della piralide tramite trattamento insetticida si dimostra efficace per quanto riguarda la contaminazione da fumonisine. Cosi come il biocontrolloriferito alle aflatossine. Quest’ultimo si è dimostrato particolarmente efficace attraverso l’uso di ceppi di Aspergillusflavus non produttori di aflatossine come competitori nei confronti dei ceppi tossigeni.

La ricerca scientifica ha un ruolo di grande rilevanza in ambito di sviluppo agricolo. Quali sono i progressi più promettenti nell’ambito maidicolo?
Per quanto riguarda le tecniche colturali, certamente, il biocontrollo delle aflatossine prima descritte. Da prove in campo e secondo i risultati dei primi due anni di disponibilità di un prodotto commerciale, l’abbattimento delle aflatossine risulta superiore al 90%. Sul fronte delle innovazioni operative bisognerà seguire da vicino i risultati su rese ed efficienza dei fattori messi in campo nell’applicazione di tecniche di ‘precisionfarming’. Il rilancio della maiscoltura italiana passerà inoltre attraverso l’accesso al miglioramento varietale. Abbracciare l’innovazione, la ricerca scientifica, la sperimentazione non potrà che rafforzare il settore.

Calo delle produzioni, pericolo micotossine, riduzione delle rese per ettaro: le nuove tecnologie, a partire dagli Ogm diffusi nel mondo alle più recenti tecniche di ibridazione, che ruolo possono svolgere nel panorama produttivo italiano?
Potrebbero permetterci di recuperare quell’enorme gap che da vent’anni scontiamo a livello internazionali.Questi numerosi anni di divieti, proprio a partiredalla ricerca, nella coltivazione di mais resistente alla piralide hanno portato a perdite consistenti nelle rese e nel reddito agli agricoltori con più di 125 milioni di euro all’anno di mancato guadagno. Anche la qualità sanitaria ed industriale delle granelle ne ha risentito.Solo in parte, infatti, è possibile salvaguardare il prodotto visto che i trattamenti insetticidi sono difficilmente eseguibili, in maniera tempestiva,su tutta la superficie. Ben venga quindi la caratterizzazione varietale. I tempi sono maturi per premere l’acceleratore sull’introduzione dei nuovi mais resistenti alla diabrotica o aflatossine-free.Grazie alle loro semplicità d’uso ci permetterebbero di aumentare rese, reddito e sanità. Avremmo così masse omogenee in qualità e quantità da destinare all’industria mangimistica che si vede attualmente costretta a preferire il prodotto estero per ovviare ad eventuali contaminazioni. In questo modo potremmo ridurre la nostra continua crescente dipendenza dalle importazioni.

Il mais italiano: quale futuro lo attende? Qual è il pericolo più grande? Qual è il punto di forza maggiore? Qual è la sfida da vincere?
Evitare che la situazione si aggravi ulteriormente con una maggiore flessione della coltura in Italia mettendo così a rischio un comparto strategico per la filiera zootecnica italiana. Le scelte politiche finora effettuate hanno messo il settore in difficoltà: questo èil pericolo più grande.Penso, per esempio, ai divieti colturali prima descrittio alle scelte nell’ambito delle Politica Agricola Comunitaria ilcui sostegno si è dimezzato dal 2000 ad oggi. Oggi sono fondamentali scelte oculate. È arrivato il tempo di far leva sui punti di forza del nostro mais. A partire dalla qualità intrinseca del prodotto come, ad esempio, il suo elevato contenuto in amido così importante nella razione zootecnica. È necessario valorizzare le caratteristiche del nostro mais a partire proprio dalle filiere nazionali che portano alla produzione delle DOP. Non dimentichiamo che il rispetto della prevalenza delle produzioni locali dei foraggi è a rischio. È fondamentale rispondere alla necessità strategica di mantenere la produzione in Italia e al contempo salvaguardare un decoroso livello di profittabilità per gli agricoltori e l’intera filiera. La vera sfida da vincere passa proprio attraverso il rilancio del settore maidicolo nazionale. Come ottenere questo risultato?! Servono precise scelte di politica agricola già dalla prossima riforma comunitaria della PAC.È fondamentale assicurare l’accesso a tutti gli strumenti che rendono più efficiente ed efficace il processo produttivo (una migliore caratterizzazione varietale anche per la resistenza alle micotossine ed il miglioramento delle agrotecniche).Serve valorizzare le filiere che portano allaproduzione delle DOP.

Salvatore Patriarca