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Commercio sleale, la Commissione Europea invita gli agricoltori a condividere le proprie esperienze

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La Commissione Europea ha aperto un sondaggio dedicato agli agricoltori e a tutti i fornitori più piccoli della filiera agroalimentare, che potranno così condividere le proprie opinioni sulla loro esperienza con pratiche commerciali sleali. Come rende noto la stessa Commissione in una nota stampa, il sondaggio, che si trova qui, è disponibile dal 27 febbraio in tutte le lingue dell’UE e sarà online fino al 15 marzo 2024.

Nelle ultime settimane, agricoltori e le loro associazioni hanno sollevato preoccupazioni sulla diffusione di pratiche ingiuste all’interno della filiera alimentare: partecipando al sondaggio, agricoltori e fornitori più piccoli possono esprimere le proprie preoccupazioni e condividere la loro esperienza con pratiche commerciali sleali. La Commissione infatti sta lavorando su azioni per migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare e per migliorare l’applicazione delle pratiche commerciali sleali.

Il sondaggio, gestito congiuntamente dal Centro Comune di Ricerca e dalla Direzione Generale per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale della Commissione Europea, si rivolge specificamente agli agricoltori dell’UE e ai fornitori più piccoli operanti all’interno della filiera agricola e alimentare, coprendo varie fasi della produzione e distribuzione. I partecipanti possono condividere se hanno recentemente subito pratiche commerciali sleali da parte di acquirenti economicamente più forti.

Prima che un prodotto raggiunga il consumatore, diversi attori di mercato prendono parte alla filiera alimentare (produttori, trasformatori, rivenditori, ecc.) e contribuiscono al suo valore e impatto sul prezzo finale pagato dal consumatore. L’abuso del potere contrattuale tra operatori diversi nella filiera può però, talvolta, portare a pratiche commerciali sleali che possono avere effetti dannosi: su proposta della Commissione, il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno adottato nell’aprile 2019 una Direttiva sulle pratiche commerciali sleali (UTP) nelle relazioni commerciali tra imprese nella filiera agricola e alimentare. La Direttiva vieta diverse pratiche commerciali sleali che si verificavano troppo spesso: pagamenti ritardati per prodotti alimentari deperibili e non deperibili; cancellazioni di ordini all’ultimo minuto; modifiche unilaterali o retroattive ai contratti; obbligo per il fornitore di pagare per prodotti sprecati e rifiuto di contratti scritti. Inoltre, dà potere agli agricoltori di parlare in modo sicuro in modo confidenziale e alle autorità di avviare inchieste settoriali per identificare e sanzionare pratiche commerciali sleali.

Il sondaggio attualmente aperto è il terzo dall’indagine di base condotta prima dell’attuazione della Direttiva, recepita nel 2021 dai governi europei: i risultati saranno utilizzati nella valutazione delle norme attuali che la Commissione è tenuta a effettuare entro il 1 novembre 2025. Il sondaggio dell’anno scorso ha rivelato ad esempio che più del 60% dei partecipanti al sondaggio non era nemmeno a conoscenza dell’esistenza delle autorità di applicazione. Ciò mostra che si può fare di più, sia in termini di consapevolezza della protezione disponibile per gli agricoltori e i fornitori più piccoli, sia per quanto riguarda l’applicazione quando vengono presentati reclami.

Per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare, la Commissione presenterà a marzo agli Stati membri diverse azioni che potrebbero coprire temi come la trasparenza del mercato nella catena del valore, l’applicazione della Direttiva contro le pratiche commerciali sleali e la sua applicazione, i costi di produzione o un controllo più omogeneo delle norme esistenti sui prodotti agricoli importati.