Nel 2016 il valore della produzione ai prezzi di base del settore cerealicolo è stato di 4.189 milioni di euro, una quota pari al 15,5% del valore totale delle coltivazioni agricole (che ha raggiunto i 27 miliardi di euro). È quanto emerge dalla scheda di settore dedicata ai cereali da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), secondo cui il fatturato dell’industria mangimistica è stato di 6.020 milioni di euro.
L’Isituto precisa che le produzioni cerealicole più rilevanti per il comparto cerealicolo nel 2016 sono state il frumento tenero, il frumento duro, il mais e l’orzo, che nel complesso rappresentano l’82% del valore totale del settore. Evidenzia inoltre, con riferimento alle fasi industriali, che i fatturati dell’industria molitoria (3,5 mld euro), pastaria (4,7 mld euro) e mangimistica (6 mld euro) hanno rappresentato, nel complesso, poco meno dell’11% del fatturato totale dell’industria agroalimentare nazionale, pari a 132 miliardi di euro nel 2016.
Per quanto riguarda i prezzi all’origine della granella, l’Ismea precisa che il mercato italiano dei cereali dipende fortemente dalle dinamiche internazionali e dagli elevati quantitativi importati. Negli ultimi tre anni l’offerta e le scorte mondiali di frumento e mais hanno raggiunto livelli record, provocando un calo dei listini all’origine. Nel 2017, invece, è prevista una flessione delle variabili di mercato che sta determinando una rivalutazione dei prezzi della granella.
In relazione alla domanda interna, l’Istituto sottolinea che i consumi domestici rappresentano uno degli aspetti più critici della filiera italiana del frumento. Il cambiamento delle abitudini alimentari e degli stili di vita hanno, infatti, inciso in maniera determinante sugli acquisti delle famiglie italiane, determinando una lenta ma costante riduzione dei consumi di pasta e pane. È invece cresciuta significativamente la domanda dei prodotti sostituti del pane.
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