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Controlli veterinari, nel 2019 respinto lo 0,5% dei prodotti importati da Paesi extra-Ue

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Si mantiene stabile la quota di partite importate in Italia da Paesi terzi e respinte nell’ambito dei controlli veterinari. Nel 2019 è stata dello 0,5%, in linea con quella dell’anno precedente: 0,4%. Diminuisce invece l’entità dei prodotti respinti ma provenienti da Stati membri dell’Unione europea: si passa, infatti, dallo 0,7% del 2018 allo 0,4% del 2003. I dati sono contenuti nel Report del ministero della Salute sull’attività dei Posti di Ispezione frontaliera (Pif) e degli Uffici veterinari per gli Adempimenti degli obblighi comunitari (Uvac). Sono i presidi addetti al controllo su prodotti di origine animale, animali e mangimi di origine estera e destinati al mercato unico, nell’ambito della tutela della sanità animale e della sicurezza alimentare.

L’attività dei Pif

In Italia, fra porti e aeroporti, operano 25 dei 247 Pif autorizzati dalla Commissione europea addetti alla verifica delle garanzie sanitarie fornite dal Paese esportatore. Tramite queste postazioni nel 2019 sono transitate sul territorio nazionale 47.661 partite di animali, prodotti di origine animale e mangimi di origine animale da più di cento Paesi terzi, con un calo dello 0,9% rispetto allo scorso anno. Oltre il 72% è rappresentato da prodotti della pesca (34.592 partite): i primi tre Paesi esportatori sono Usa, Marocco e Tunisia. A seguire la carne, con il 7,8% del totale (3.716 partite), soprattutto bovina (poco meno del 75%); gli animali vivi, il 5,6% (2.687 partite) ma quasi il 99% sono animali non di interesse agro-zootecnico; i mangimi e gli integratori con il 5,4% (2.590 partite). Tra i prodotti importati ci sono anche quelli di origine non animale destinati alla mangimistica.

Le partite respinte grazie ai controlli effettuati, anche con le notifiche ricevute attraverso il sistema di allerta Ue Rasff, sono state 219, circa lo 0,5%. Di queste, 72 hanno riguardato prodotti della pesca, dell’acquacoltura e molluschi. 

Quando opportuno, vengono effettuati anche controlli di laboratorio, oltre a quelli fisici o materiali. Nel 2019 sono state in tutto 1606 le partite inviate in laboratorio mentre la media percentuale di questo controllo rispetto al totale delle partite controllate è stata del 6,6% (nel 2018 7,7%). I controlli più frequenti hanno riguardato carne, prodotti di pesca e acquacoltura; la metà delle partite di altre carni e frattaglie commestibili, fresche, refrigerate o congelate sono state sottoposte ad analisi di laboratorio. Le partite campionate per esami di laboratorio sui prodotti destinati al consumo umano sono state 1.571 pari al 3,9%, di poco inferiore a quella dell’anno scorso (4,5%) e sopra la percentuale minima programmata (3%). Il calo si spiega con il minor numero di analisi per E.coli sulla carne brasiliana alla luce dei risultati favorevoli dei precedenti controlli

Nell’ambito del Rasff i Pif italiani hanno trasmesso il 4,95% di tutte le notifiche di cui il 6,76% delle notifiche per alimenti di origine animale e lo 0,81% per i mangimi  Infine, tramite il sistema Traces, i Pif italiani gestiscono i controlli delle importazioni di tutte le tipologie di mangime di origine non animale. Nel 2019 sono transitate 3.394 partite (+3,8% rispetto al 2018), dai prodotti chimici organici ai residui e cascami delle industrie alimentari ai cereali. Sono stati nove i respingimenti effettuati, lo 0,3% delle partite sottoposte a controllo per l’importazione.

Attività degli Uvac

Sono invece diciassette gli Uvac, impegnati nell’attività di coordinamento e verifica dei controlli veterinari effettuati dalle Aziende sanitarie locali sulle merci di provenienza Ue. Nel corso degli ultimi anni hanno svolto un ruolo fondamentale soprattutto nelle emergenze sanitarie, ad esempio a seguito dei riscontri di diossine nella filiera suinicola o di fipronil in quella agricola. Nel 2019 l’attività degli Uvac si è intensificata con il monitoraggio dell’ingresso di animali vivi da Stati Ue colpiti da nuovi focolai di malattie infettive 

Gli Uvac hanno valutato 10.130 spedizioni di animali vivi e prodotti di origine animale. Il 40,6% è rappresentato da prodotti della pesca (983.294 partite), il 25,5% da latte, derivati e altri prodotti di origine animale destinati al consumo umano (616.353), il 21,2% da carni (513.542 partite, soprattutto bovine e suine), il 9,9% da altri prodotti di origine animale non destinati al consumo umano (240.521 partite). Il 2,8% è costituito da animali vivi (67.060 partite), quasi esclusivamente animali del settore agro-zootecnico: bovini, la specie con la quota maggiore, in prevalenza provenienti dalla Francia, poi suini (primo Paese esportatore la Danimarca) e ovini, (soprattutto dall’Ungheria). Lo 0,03% è rappresentato da prodotti vegetali. Circa la metà di tutte le partite spedite provengono da soli tre Paesi: Germania, Francia e Spagna.

Di queste partite ne sono state sottoposte a controlli di laboratorio 4.544. C’è stato infine il respingimento o la distruzione di 43 partite di merci potenzialmente pericolose per la salute del consumatore o per quella degli animali. La percentuale di respingimento è pari allo 0,42%, nettamente inferiore a quella del 2018 (0,73%). I respingimenti hanno riguardato in particolare i pesci (21 partite), le carni di pollame (9 partite) e le carni preparate (4 partite). Rispetto al Paese di origine, sono tredici quelle provenienti dalla Francia e dieci dalla Polonia.

Gli Uvac svolgono anche attività nell’ambito di controlli speciali. Tra queste il Programma di campionamento per la ricerca del virus della Peste suina africana nella carne refrigerata e congelata di cinghiale spedita da altri Stati membri. In Europa, infatti, i focolai di questa patologia riguardano più i cinghiali che i suini.

Foto: Pixabay