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Coronavirus, Fao: Tutelare filiere complesse come quella agroalimentare

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Gli effetti della gestione dell’emergenza sanitaria per la pandemia di CoVid-19 metteranno a dura prova le economie nazionali. In particolare le filiere complesse, come la filiera agroalimentare, che vede il coinvolgimento di diversi attori, dagli agricoltori ai rivenditori. La Fao avverte dunque i Paesi membri sull’importanza di tutelare il settore primario per evitare carenze alimentari.

Per il Capo economista dell’organizzazione, Maximo Torero Cullen, i rischi riguardano sia il mercato interno che il commercio internazionale relativamente all’approvvigionamento alimentare. Nei singoli Stati ci sono filiere che chiamano in causa molti operatori, proprio come quella agricola. Sono infatti coinvolti agricoltori e lavoratori agricoli, è richiesto l’utilizzo di input fondamentali, dai farmaci ai mangimi alle sementi, con l’attività produttiva che si completa con i processi di trasformazione e di distribuzione. Pertanto i governi devono compiere ogni sforzo per mantenere intatta la filiera e garantire la sua efficienza. 

Il rischio da scongiurare è quello delle carenze alimentari. Un rischio che comunque c’è, ricorda Cullen, ma che si può mitigare adottando le misure necessarie. Già si possono vedere alcuni effetti delle restrizioni decise dai governi per contrastare il nuovo coronavirus, ad esempio il rallentamento delle spedizioni. “Le interruzioni, in particolare nel settore della logistica, potrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi”, ricorda l’esperto. 

I governi devono agire senza adottare politiche di chiusura e pratiche commerciali a scapito di altri. Bisogna evitare di ripetere gli errori compiuti nel corso della crisi globale dei prezzi alimentari del 2008, avverte Cullen. Allora emersero maggiori tasse sull’export e divieti assoluti alle esportazioni. Il commercio alimentare globale deve rimanere aperto e libero perché “aiuta a mantenere attivi i mercati alimentari a valle. In effetti, aiuterebbe a stabilizzare i mercati alimentari mondiali se si riducessero temporaneamente le dannose tariffe di importazione, gli ostacoli non tariffari agli scambi e le imposte sul valore aggiunto”, sottolinea il rappresentante della Fao. Particolarmente esposti, in caso di riduzione dei volumi di scambi sul mercato globale, sarebbero i Paesi che dipendono dalle importazioni di beni alimentari. 

Una situazione che potrebbe avere ricadute sulle economie locali sarebbe dunque l’aumento dei prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari. Uno scenario probabile ovunque, dice Cullen, ma dall’impatto più oneroso se “se improvviso, estremo e volatile, laddove i prezzi degli alimenti rappresentano una quota maggiore dei budget familiari, e dove i picchi possono avere effetti a lungo termine sullo sviluppo umano e sulla produttività economica futura”, conclude il Capo economista della Fao.

 

Foto: Pixabay

redazione