Gli organismi geneticamente modificati sono ormai da tempo al centro di un inteso dibattito scientifico. Ma di cosa si tratta esattamente? E quali sono i benefici della loro introduzione in campo agricolo?
In realtà gli organismi geneticamente modificati (ogm) non fanno parte solo del mondo vegetale, né tanto meno un’esclusiva di chi si occupa a vario titolo di agricoltura. Un ogm può essere una pianta, ma anche un animale (ad esempio un insetto) oppure un batterio o un altro microrganismo. Topi geneticamente modificati sono ad esempio utilizzati in laboratorio per studi nell’ambito della ricerca scientifica di base, mentre a consentire la produzione di insulina su larga scala sono cellule batteriche o di lievito geneticamente modificate. Tutti questi organismi sono accomunati da una caratteristica: il loro Dna è stato modificato in laboratorio sfruttando le potenzialità delle tecniche del Dna ricombinante.
Per quanto riguarda le piante di interesse agricolo la modifica consiste in genere nell’introduzione di un gene altrimenti non presente nel suo genoma. I casi più noti sono quelli delle varietà in cui sono stati introdotti geni che conferiscono la resistenza ad insetti o ad erbicidi, ma non mancano nemmeno piante che grazie al Dna ricombinante sono state rese più resistenti alla siccità. Altre volte (come nel caso del Golden Rice) l’ingegneria genetica ha consentito di introdurre nella pianta caratteristiche nutrizionali favorevoli.
Ogni anno in tutto il mondo vengono piantati semi geneticamente modificati per circa 15 miliardi di dollari. I vantaggi promessi sono in alcuni casi la riduzione dell’uso di pesticidi e di erbicidi – che oltre ad essere pericoloso per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente aumenta anche le spese di cui gli agricoltori devono farsi carico – altre volte la possibilità di coltivare le piante anche in condizioni climatiche altrimenti sfavorevoli. Non solo, in molti casi le piante geneticamente modificate sono caratterizzate da un rapporto fra rese e costi favorevole sia per l’agricoltore che per il consumatore. Altre volte possono essere più nutrienti rispetto alla controparte originale, portando a vantaggi diretti per il consumatore.
Non bisogna infine dimenticare che prima di ricevere l’autorizzazione alla coltivazione le piante geneticamente modificate sono sottoposte a un lungo iter che ne dovrebbe garantire la sicurezza.
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s.s.