Grazie alla solidità della sua filiera, il settore avicolo ha resistito alle fibrillazioni sul mercato durante il lockdown. La produzione ha dovuto far fronte a un’impennata della domanda e al termine del primo trimestre dell’anno i consumi di carni bianche e di uova hanno fatto registrare un aumento rispetto al 2019. Ma sul resto dell’anno – sottolinea Unaitalia, l’Unione nazionale delle filiere agroalimentari di carni e uova, in rappresentanza di oltre il 90% del settore – resta l’incertezza.
Uno dei grandi protagonisti della spesa nei mesi di serrata sono state le uova. Secondo i dati Ismea sui consumi delle famiglie, durante il lockdown c’è stato un vero e proprio exploit, con punte di oltre il 50% in più di acquisti nelle prime settimane rispetto al 2019. Il trimestre si è chiuso con un ottimo +14,1% anche grazie a una tendenza costante negli acquisti. Il passaggio dalla Fase 1 alla Fase 2 è stato quasi indolore.
Numeri positivi anche per le carni fresche, sebbene il passaggio tra le due fasi sia stato ben più netto. L’aumento generale è stato del 6,3%; molto bene sono andate le carni bianche: a marzo avevano raggiunto un rialzo addirittura del 20% per finire poi con un ragguardevole +9%. Sempre nelle prime settimane il settore è riuscito a rispondere adeguatamente alle richieste dei consumatori ma poi la situazione è cambiata. Il calo della domanda è stato sensibile da fine aprile – fa sapere Unaitalia in occasione della sua assemblea annuale – con il calo della capacità di acquisto.
Sul fronte della produzione non è mancato qualche problema. Le misure per la sicurezza hanno rallentato le linee, impedito nella prima fase di far fronte alle richieste del mercato “in modo sistematico”, ricorda Antonio Forlini, presidente di Unaitalia. La conseguenza è stata la creazione “nei mesi successivi un magazzino-scorte significativo per alcune tipologie di prodotti. Queste condizioni hanno comportato costi aggiuntivi per le aziende e condizioni di mercato penalizzanti. Grazie al modello integrato di filiera siamo finora riusciti a superare la crisi senza trasferire le perdite sulla fase agricola e continuando a garantire il reddito degli allevatori”.
Il 2020 per le carni avicole e uova è ancora incerto: “Dovremo affrontare una domanda sempre più altalenante dovuta allo spostamento degli acquisti sul retail a discapito dei consumi fuori casa che registrano un calo consistente delle vendite nel canale Horeca, una perdita importante, seppur più contenuta rispetto ad altri comparti dell’agroalimentare, non compensata però dalla crescita dei consumi domestici”.
Ma da questo periodo difficile può arrivare una lezione per l’intero comparto: “La nostra capacità di resilienza non è però infinita e necessita di un supporto da parte delle istituzioni: dobbiamo fare fronte alla competizione internazionale che spesso vede i nostri competitor, già agevolati da costi di produzione più bassi, sostenuti dai rispettivi governi con misure di sostegno agli investimenti. Tale situazione rischia di mettere in pericolo l’autosufficienza del settore avicolo italiano ed esporre le nostre imprese, oggi tutte di proprietà italiana, a possibili processi di acquisizione dall’estero. Auspichiamo quindi una strategia di lungo periodo che veda coinvolti tutti gli attori, dalle associazioni agricole alla Gdo, con una visione chiara sulla creazione e redistribuzione del valore”. Forlini ha infine rassicurato sulla sicurezza negli stabilimenti al cospetto della situazione che invece si è verificata in Usa ed Europa: “Ad oggi non si sono registrati focolai di Covid nei siti produttivi delle aziende aderenti a Unaitalia, contrariamente a quanto accaduto negli Usa e in Europa”.
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