L’analisi dell’andamento dei mercati curate da Crefis, Centro di Ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica S.C. Su crefis.it sono disponibili gratuitamente, previa registrazione, altre informazioni aggiornate con cadenza settimanale o mensile, in funzione della disponibilità.
Materie prime: L’andamento dei mercati
Nell’ultimo bimestre del 2020 si è assistito ad un tendenziale aumento delle materie prime destinate all’alimentazione animale, sia sul mercato nazionale che su quello internazionale, anche se con importanti differenze tra mercati e prodotti. Per il mais, infatti, dopo l’importante impennata dei prezzi registrata nei mesi di settembre e soprattutto ottobre, a novembre e dicembre le quotazioni a livello nazionale si sono sostanzialmente stabilizzate, anche se a livelli superiori rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il mais nazionale con caratteristiche, a Milano, si è mantenuto su una quotazione di 192 euro/t, pari a circa l’8% in più rispetto allo stesso bimestre del 2019. Il mais con parametri da contratto 103 si è fermato attorno ai 189 €/t, pari a circa il 10% in più dell’ultimo bimestre dell’anno precedente. Le quotazioni del prodotto di importazione, invece, hanno mostrato una dinamica superiore: il prodotto di origine comunitaria è salito fino a 203 €/t a novembre per scendere un poco a dicembre (201,5 €/t), ma mettendo a segno un incremento del 12-14% rispetto agli stessi mesi del 2019. Il prodotto di origine extra-comunitaria, inoltre, è salito ancor di più raggiungendo i 212,4 €/t nel mese di dicembre, con un incremento del 16,4% rispetto a dicembre 2019. In questo caso è interessante notare le differenze tra la dinamica dei prezzi nazionali e quella del prezzo degli Stati Uniti: quest’ultimo, infatti, pur evidenziando una forte e stabile tendenza rialzista da agosto in poi, che lo ha portato dal minimo di 109 €/t del 10 agosto 2020 al massimo di 145,8 del 23 novembre, nel mese di dicembre presenta quotazioni medie che si trovano ancora al di sotto di quelle di un anno fa. Sul mercato Usa, quindi, da quest’estate a fine dicembre si è semplicemente realizzato un recupero dopo la profonda caduta delle quotazioni del periodo precedente che aveva portato il prezzo del mais vicino a minimi storici.
Prodotto | Prezzo medio mensile | Variazione % | ||
nov-20 | dic-20 | nov 20/ nov 19 | dic 20/ dic 19 | |
Mais | ||||
Nazionale – con caratteristiche (MI) | 192,3 | 192,0 | 8,3 | 8,2 |
Nazionale – contratto 103 (MI) | 189,3 | 189,0 | 10,0 | 10,2 |
Comunitario (MI) | 203,1 | 201,5 | 13,8 | 12,0 |
Non comunitario (MI) | 209,8 | 212,4 | 16,2 | 16,4 |
US no2 cash (Kansas, KS – Usda) | 118,4 | 132,8 | -13,4 | -5,2 |
Soia | ||||
Nazionale (MI) | 413,4 | 439,5 | 20,7 | 26,0 |
Estera (MI) | 427,8 | 446,5 | 18,2 | 21,7 |
US no1 cash (Iowa, IA) | 290,3 | 315,0 | -0,1 | 9,1 |
*La borsa merci di Milano è rimasta chiusa per festività in data 8 dicembre 2020
Fonte: elaborazioni Crefis su dati borsa merci Milano e Usda.
Per la soia, invece, gli andamenti presentano una tendenza solo apparentemente simile: picco dei prezzi a fine marzo-inizio di aprile, successiva forte diminuzione fino ai primi di agosto, seguita da un più chiaro trend rialzista che ha portato ai livelli decisamente più elevati di fine novembre-dicembre. La soia di origine nazionale ha raggiunto un valore medio a dicembre pari a 439,5 €/t, ovvero +26,0% rispetto a dicembre 2019; il prodotto di origine estera ha raggiunto i 446,5 €/t, +21,7% su dicembre 2019. Ma mentre per il mais le quotazioni nazionali hanno mostrato tendenze solo in parte riconducibili all’andamento dei prezzi statunitensi, per la soia il legame appare più chiaro: infatti, dopo un andamento tendenzialmente stabile o ribassista fino ad agosto, sia sul mercato Usa che su quello nazionale, dall’estate alla fine dell’anno i segnali chiaramente rialzisti si sono manifestati in modo sempre più chiaro, come anticipavamo nell’analisi svolta due mesi fa. Le informazioni disponibili sembrano identificare in aumentati acquisti cinesi, determinati forse anche da una ripresa (effettiva o attesa) delle produzioni interne di carni suine, la ragione di fondo di questi due trend emersi a fine anno, sia quello del mais che quello della soia.
Filiera suinicola: l’andamento dei mercati
Dopo le grandi criticità attraversate dal mercato del suino pesante da macello nei mesi della prima ondata pandemica, le quotazioni, che avevano raggiunto minimi storici pari a circa 1 €/kg di peso vivo all’inizio di giugno, si sono riprese in modo significativo nei mesi successivi fino a raggiungere il prezzo di 1,58 €/kg di peso vivo il primo ottobre. Da allora, tuttavia, complice anche il successivo arrivo della seconda ondata pandemica, le quotazioni dei suini vivi da macello sono tornate a scendere in modo deciso per fermarsi solo a ridosso di 1,20 €/kg in dicembre, quotazione inferiore di oltre il 32% rispetto a quella di dicembre 2019. Tra le cause possibili di questa tendenza ribassista, che si è evidenziata anche negli altri principali Paesi europei, sono da annoverare sia le difficoltà di macellazione che si sono verificate in alcune importanti strutture produttive in Germania, ad esempio, che la riduzione delle esportazioni europee, e tedesche in particolare, dovute alla scoperta di focolai di Peste suina africana. Non è escluso che sia anche in atto una ripresa produttiva interna in Cina, come potrebbero segnalare anche i maggiori acquisti di materie prime per l’alimentazione animale da parte di questo Paese, nella parte finale del 2020.
Nell’ultimo bimestre sono risultati in ribasso anche i prezzi dei principali tagli di carne suina: -12-13% il prezzo medio di dicembre delle cosce per suini del circuito tutelato, rispetto allo stesso mese del 2019, -14,8% la quotazione del lombo taglio Padova nello stesso periodo. La diminuzione dei prezzi dei suini vivi da macello, quindi, si è trasferita, anche se solo in parte, anche ai prezzi dei principali tagli. Per la coscia fresca destinata alla produzione di prosciutti Dop, in particolare, dopo la modestissima ripresa stagionale di ottobre e novembre, le quotazioni sono di nuovo scese a dicembre, come indicato, non solo a causa della riduzione del prezzo dei suini da macello, ma presumibilmente anche per il perdurare della crisi del prosciutto di Parma Dop, come evidenziato dalla stabilità sui minimi storici delle quotazioni del prosciutto stagionato, nonostante le festività natalizie e di fine anno che di solito sostengono la domanda.
Prodotto | Prezzo medio mensile | Variazione % | ||
nov-20 | dic-20 | nov 20/ nov 19 | dic 20/ dic 19 | |
Suini (Cun suini) | ||||
Suini da macello 160/176 Kg – circuito tutelato | 1,348 | 1,215 | -24,6 | -32,3 |
Tagli di carne suina fresca (Cun tagli) | ||||
Coscia fresca per crudo tipico 11-13 kg | 3,320 | 3,158 | -9,5 | -12,8 |
Coscia fresca per crudo tipico 13-16 kg | 3,960 | 3,798 | -9,8 | -12,6 |
Lombo taglio Padova | 3,100 | 3,480 | -17,1 | -14,8 |
Prosciutti stagionati (borsa merci Parma) | ||||
Prosciutto di Parma da 9,5 kg e oltre | 7,850 | 7,850 | -1,9 | -2,5 |
Fonte: elaborazioni Crefis su dati CUN suini da macello, CUN tagli di carne suina fresca e borsa merci Parma.
Foto: Pixabay
Gabriele Canali