Home Attualità Dalla soia al frumento, andamento dei prezzi e “effetto Cina”

Dalla soia al frumento, andamento dei prezzi e “effetto Cina”

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A partire dalla metà dello scorso anno, l’Indice generale FAO, che monitora l’andamento dei prezzi internazionali delle commodity agricole, è risultato in costante crescita fino a marzo 2021. L’incremento più marcato ha riguardato gli oli vegetali (+83,7%), lo zucchero (+28,4%) e i cereali (+27,8%). A renderlo noto è il report Ismea Mercati. Nello specifico dei cereali e della soia quotati sulle principali piazze di contrattazione in Italia, i prezzi si sono rivalutati mensilmente in misura sostenuta e continuativa a partire dall’autunno dello scorso anno. A marzo, una lieve flessione congiunturale si è osservata soltanto per il frumento tenero. Le motivazioni della recente tendenza del mercato trovano giustificazione, oltre che nei fondamentali, anche nelle misure relative al commercio adottate da alcuni Paesi esportatori, nel corposo incremento della domanda di mais e soia operata dalla Cina e nell’aumento dei prezzi per il trasporto.

Mais
Dopo un quinquennio durante il quale il mercato del mais è stato fiacco a causa di raccolti e scorte mondiali su livelli record, con quotazioni medie nel periodo 2015-2019 pari a 173 euro/t, il prezzo 2020 si è attestato a 178,35 euro/t (+1,8% sul 2019), proseguendo nella tendenza positiva anche durante i primi tre mesi del 2021. In particolare, da ottobre 2020 i listini hanno registrato incrementi mensili sostenuti, raggiungendo lo scorso marzo 224,19 euro/t, valore molto vicino a quello record del 2011 (228,40 euro/t). Facendo ancora riferimento all’International Grains Council, i dati generali indicano per la campagna 2020/21 una crescita dell’offerta globale dell’1,2% su base annua (1,14 miliardi di tonnellate nel 2020), un aumento dei consumi (+1,0% a 1,17 miliardi di tonnellate) e dell’export (+6,9% a 186 milioni di tonnellate) cui dovrebbe corrispondere una flessione delle scorte (-9,5% a 268 milioni di tonnellate). Si rileva come la Cina stia assumendo un ruolo sempre più determinante sul mercato mondiale del mais, influenzando il recente incremento dei listini della granella in ragione della crescente domanda di materia prima. Infatti, i raccolti cinesi vengono stimati stabili nel 2020 a 261 milioni di tonnellate, le importazioni dovrebbero quasi triplicare raggiungendo 25 milioni di tonnellate corrispondenti al 13% dell’import mondiale nel 2020, i consumi interni crescono arrivando al 25% dei consumi mondiali, grazie alle maggiori richieste di mais per utilizzi alimentari zootecnici in conseguenza della ripartenza della filiera suinicola dopo la recente epidemia di peste suina.

Soia
Il mercato mondiale della soia ha portato a marzo 2021 le quotazioni del prodotto a 555,88 euro/t, corrispondente al prezzo più elevato rispetto al valore medio annuale osservato negli ultimi quindici anni. Le variabili di base del mercato mondiale indicano per il 2020/21 la crescita dei raccolti (+6,6% a 361 milioni di tonnellate), l’aumento dei consumi (+4,7% a 367 milioni di tonnellate, dei quali poco meno del 90% destinati all’alimentazione animale), mentre le scorte vengono stimate in calo dell’13% a 45,5 milioni di tonnellate. Anche per la soia sussiste un “effetto Cina” rilevante perché è il principale utilizzatore di soia, con consumi pari a 119 milioni di tonnellate nel 2020 (+6,9% sul 2019), corrispondente a più del 30% della domanda mondiale; le importazioni cinesi, in costante crescita nell’ultimo triennio, assorbono il 60% degli scambi globali; le scorte cinesi, inoltre, risultano in costante aumento nelle ultime tre annate, passando a rappresentare una quota del 32% di quelle globali nel 2018/19 per arrivare al 72% nel 2020/21. Sulla base di tali osservazioni, è verosimile ammettere che la fiammata recente dei prezzi della soia sia da ricondurre, come già evidenziato per il mais, alla pressione esercitata dalla crescente domanda cinese in ragione della ripartenza della filiera suinicola ed anche all’aumento delle scorte interne.

Frumento duro
Nel 2020 il prezzo medio nazionale della granella di frumento duro ha raggiunto 269,34 euro/t, il prezzo più alto dal 2015, in aumento del 18% circa su base annua. Durante i primi sette mesi dello scorso anno i prezzi si sono rivalutati costantemente in ragione della flessione produttiva del 2019 (-9,8% sul 2018) ed anche delle scorte (-13%). Il recente aumento dei prezzi è da attribuire alla flessione delle scorte stimate dall’International Grains Council (IGC) per la campagna in corso. Infatti, le variabili di base del mercato per il 2020/20211 indicano un lieve incremento annuo dell’offerta mondiale nel 2020 (+1,2 a 33,8 milioni di tonnellate) a fronte del quale però la domanda si mantiene su livelli superiori (34,7 milioni di tonnellate) determinando una riduzione delle scorte (-10% a 8 milioni di tonnellate). A fronte di tale scenario, non si evidenziano elementi tali da poter giustificare vistose oscillazioni di prezzo fino a giugno prossimo, quando terminerà la campagna in corso. Sempre l’IGC, lo scorso marzo, ha diffuso le prime stime sulla prossima annata 2021/22 per la quale si prospetta un netto recupero sia dei raccolti (36,2 milioni di tonnellate nel 2021, +7% rispetto al 2020) sia delle scorte (+10% a 8,8 milioni di tonnellate).

Frumento tenero
Nel caso del frumento tenero, il prezzo medio all’origine è stato pari a 200,40 euro/t nel 2020 (+0,7% sul 2019), il prezzo più elevato dal 2014. Per questo prodotto, i valori sono aumentati in maniera pressoché costante da agosto 2020 (188,94 euro/t) a febbraio 2021 (237,55 euro/t), rallentando la dinamica nel successivo mese di marzo (235,51 euro/t). Eppure, la campagna di commercializzazione 2020/21 del frumento tenero si sta evolvendo sulla base di abbondanti raccolti globali (+1,6% sul 2019 a 740,4 milioni di tonnellate), i consumi si stimano su livelli inferiori all’offerta (725,6 milioni di tonnellate) e le scorte dovrebbero raggiungere 284,3 milioni di tonnellate (+5,5%). I fondamentali del frumento tenero non sembrano quindi giustificare i recenti aumenti di prezzo della granella. Inoltre, le più recenti stime IGC sulla campagna 2021/22 prefigurano uno scenario positivo per i raccolti mondiali di frumento tenero nel 2021 (+1,8% sul 2020 a più di 750 milioni di tonnellate) e per le scorte (+3,9% a circa 295 milioni di tonnellate); anche in questo caso le variabili di base del mercato non evidenziano criticità tali da prefigurare un aumento dei listini internazionali. Molto verosimilmente, il recente aumento dei prezzi è stato influenzato dalla flessione dei raccolti stimati per l’Ucraina nel 2020 che determinerà una contrazione delle esportazioni e dalle azioni intraprese dalla Russia allo scopo di contenere l’aumento dei prezzi alimentari sul mercato interno ma con l’effetto di ridurre i volumi esportati dal Paese.

In conclusione, la crescita dei prezzi delle commodity negli ultimi mesi è influenzata anche dall’aumento dei costi di trasporto. Con riferimento all’Indice Grains e Oliseeds Freight Index (GOFI), elaborato dall’international Grains Council che monitora settimanalmente i tassi nominali di nolo oceanico per un’ampia gamma di rotte di trasporto di cereali e semi di soia, si osserva che l’indicatore è risultato in costante aumento dall’autunno dello scorso anno raggiungendo il 22 marzo 2021 il livello più elevato dal 2013 (anno di base dell’Indice); in particolare, a quella data, l’indice è aumentato del 49% rispetto il 1 gennaio 2021 e del 95% rispetto al 23 marzo 2020. Lo scenario di incertezza dovuto alla pandemia, che ha reso complesso organizzare in maniera efficiente i trasporti a causa del rallentamento delle operazioni doganali e di disinfezione, ha quindi inciso considerevolmente sui prezzi delle commodity.

Foto: fonte Pixabay