In una tendenza decennale continua a crescere la DopEconomy italiana. I prodotti agroalimentari certificati fruttano 16,2 miliardi di euro all’economia, con un aumento del 6% del valore alla produzione tra 2018 e 2017. Sono i dati dell’ultimo Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni Food&Wine con indicazione geografica.
Dai prodotti Dop, Igp ed Stg arriva il 20% del fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale. L’incremento tra gli ultimi due anni analizzati è di un miliardo di euro. Particolarmente bene è andato il vino, con un rialzo superiore alla media: +7,9% del valore alla produzione dell’imbottigliato toccando quota 8,9 miliardi. Sotto la media, ma comunque con un ottimo risultato, l’agroalimentare: 7,26 miliardi, con un aumento del 3,8% del valore alla produzione.
Stabili invece i consumi nel territorio italiano. Il valore al consumo per l’agroalimentare Dop, Igp ed Stg sfiora i 14,4 miliardi di euro (-01,% rispetto al 2017) mentre le vendite in valore di tutto il Food&Wine nella grande distribuzione cresce del 2,3%.
Per l’Italia due nuove indicazioni geografiche
Tutto merito dei 182.705 operatori e dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti attivi nel comparto. La maggior parte si muove tra vigneti e cantine, con 102.450 operatori, mentre nel food sono oltre 80 mila, soprattutto nel settore caseario, nell’olivicoltura e nell’ortofrutta. In particolare sono 81.442 i produttori e 7796 i trasformatori.
La DopEconomy è il fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo. Un quarto delle Stg, delle Igp e delle Dop parla infatti italiano. Il Paese detiene il record dei prodotti certificati mondiali: 824 su 3071. Rispetto al 2017 se ne sono aggiunti due: l’Olio di Puglia Igp e il vino piemontese Nizza Dop. Come l’Italia anche Regno Unito, Francia, Grecia, Austria e Romania hanno arricchito la loro bacheca di altri due allori, mentre Spagna e Croazia sono state premiate rispettivamente con 7 e 4 nuove indicazioni geografiche.
Foto: © Ismea-Qualivita
red.