L’impiego dell’editing genomico potrebbe rendere diverse specie di vegetali commestibili, come legumi selvatici, quinoa e amaranto, più facili da coltivare. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Trends in Plant Science dai ricercatori dell’Università di Copenaghen (Danimarca), coordinati da Michael Palmgren, che afferma: “In teoria, ora è possibile prendere quei tratti che sono stati selezionati nel corso di migliaia di anni dalle specie coltivate – relativi, per esempio, all’attenuazione del gusto amaro e a una maggiore facilità di raccolta – e indurre queste mutazioni nelle piante che non sono mai state coltivate”.
Secondo gli scienziati, la tecnologia Crispr offre la possibilità di modificare il genoma delle colture – senza, però, introdurre alcuna sequenza genetica esterna nel Dna della pianta -, per migliorarne le caratteristiche essenziali. Grazie a questa tecnica di editing genomico, i ricercatori ritengono che sia possibile “tirare fuori” il meglio dalle piante, proprio come secoli di coltivazione hanno fatto con il riso, il grano e il mais. “Tutte le piante che mangiamo oggi sono variazioni rispetto all’originale, perché rappresentano il risultato di una selezione operata nel corso di migliaia di anni, le cui mutazioni si sono verificate per caso – osserva il professor Palmgren -. Grazie all’editing genomico, possiamo creare ‘organismi biologicamente ispirati’ dei quali non vogliamo migliorare la natura: vogliamo solo trarre beneficio da ciò che la natura ha già creato”.
I ricercatori spiegano che la tecnica Crispr potrebbe anche aiutare a ridurre l’uso dei pesticidi e l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente. Per esempio, osservano che se presente in quantità eccessive, l’azoto dei fertilizzanti può inquinare il terreno. Tuttavia, i legumi selvatici, attraverso la simbiosi con i batteri, sono in grado di trasformare l’azoto disponibile nell’atmosfera in fertilizzante. Per cui, secondo gli autori, conviene provare a seminare questa specie e sfruttarne le abilità, ma prima occorre modificarla e renderla adatta alla coltivazione.
Gli scienziati osservano, inoltre, che i prodotti modificati con l’editing genomico non dovrebbero creare le stesse perplessità suscitate dagli organismi geneticamente modificati (Ogm), perché questo approccio non comporta l’inserimento nella pianta di geni provenienti da organismi esterni, ma piuttosto l’eliminazione di geni esistenti. Grazie a questa tecnica, concludono gli esperti, potrebbe essere possibile incrementare la disponibilità di vegetali commestibili e, pertanto, soddisfare la crescente domanda di cibo della popolazione mondiale.
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n.c.