Sono sempre più numerose le iniziative di sensibilizzazione che testimoniano l’aumentato livello di consapevolezza circa l’urgenza di intervenire in maniera efficace per contrastare il dilagare epidemico del fenomeno dell’“Anti-microbico-resistenza” (AMR), strettamente associato, come evidenziato in numerose pubblicazioni scientifiche, anche ad un uso eccessivo e non appropriato degli antibiotici, in diversi settori. Una problematica che ha interessato anche i paesi del G7, che in collaborazione con l’OMS stanno promuovendo una rete globale di ricercatori ed esperti per fornire lo scambio di informazioni sulle attività di ricerca in merito alla resistenza antimicrobica.
Per citare alcuni dati, in Europa, anche quest’anno, è presente l’inarrestabile fenomeno della resistenza dei carpapenemi (Cpe), usati nella pratica clinica quando tutti gli altri antibiotici sono risultati inefficaci nel trattare una specifica infezione; tra i Paesi responsabili di questo aumento, l’Italia e la Grecia soprattutto per i ceppi di Klebsiella pneumoniae, batterio che non risulta l’unico ad essersi fortificato e l’Italia, in particolare, appare con una proporzione di ceppi antibiotico-resistenti superiori al 25% e sempre superiori alla media europea. Avere batteri resistenti ai carbapenemi significa non avere più armi terapeutiche efficaci contro questi agenti infettanti perché questa classe di farmaci è l’ultima risorsa contro di essi. Le resistenze più critiche riguardano Escherichia coli (alta resistenza a fluorochinoloni e cefalosporine di terza generazione), Acinetobacter (resistenza ai carbapenemi vicino all’80%), Pseudomonas aeruginosa (resistenza a ceftazidime e aminoglicosidi) e Staphylococcus aureus (proporzione di ceppi meticillino-resistenti superiore al 30%).
Negli ultimi anni l’impatto sulla salute umana dell’incremento del fenomeno dell’AMR e in particolare l’esistenza di microrganismi multiresistenti, hanno stimolato una particolare attenzione nell’ottenere informazioni sul ruolo dell’uso di molecole ad azione antimicrobica negli animali, sui meccanismi di selezione di microrganismi resistenti e sul trasferimento di geni di resistenza all’uomo. Di qui la necessità di uno sforzo congiunto e coordinato a livello mondiale che abbracci il campo umano e veterinario secondo un approccio olistico di One Health. A tal proposito, la Commissione Europea dal 2011 ha implementato un piano quinquennale di controllo sull’AMR, sostenendo fermamente che l’uso responsabile degli antimicrobici in medicina umana ed in medicina veterinaria deve essere una parte importante della strategia di conservazione dell’efficacia degli antimicrobici, integrando la politica legislativa finalizzata a mantenere l’efficacia degli antibiotici sia per la salute dell’uomo che per gli animali. Indispensabile è la raccolta accurata dei dati sui volumi di vendita per gli animali da produzione alimentare, primo fondamentale passo per supportare le politiche di monitoraggio volte alla riduzione del rischio lungo la catena alimentare.
Ad oggi, l’uso degli antimicrobici negli allevamenti intensivi è ritenuto condizione imprescindibile a garanzia della salute e del benessere animale, va però razionalizzato e non deve diventare un’alternativa o un alibi a carenze strutturali e manageriali. Va altresì incentivata la trasparenza dell’uso di antibiotici negli allevamenti, la prevenzione e il controllo delle malattie attraverso concetti come biosicurezza, benessere animale, corretta gestione sanitaria degli allevamenti e piani di profilassi vaccinale. Non va poi trascurato il settore degli animali da compagnia in considerazione della pressione selettiva ambientale esercitata dalle molecole e dai metaboliti rilasciati nel terreno, attraverso le deiezioni a seguito di trattamenti terapeutici negli allevamenti e della stessa condivisione di habitat domestici con l’uomo.
Lo sforzo di tutti gli attori deve essere mirato a garantire che gli antibiotici vengano usati in modo responsabile, sotto il controllo veterinario, e che la diagnostica guidi la scelta del trattamento antibiotico, agevolando un uso razionale e consapevole degli antibiotici.
Servono nuovi antibiotici, prevenzione, regolamentazioni, si tratta di creare le condizioni necessarie per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci; lo sforzo deve essere comune e l’azione coordinata, perché tutti gli attori sono responsabili, pazienti, medici, veterinari, allevatori, ricercatori, aziende e decisori politici.
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Filomena Bifulco