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Etichettatura, l’Italia incassa l’appoggio di sei Paesi membri dell’Ue

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Ancora un no all’etichetta a colori, questa volta rimarcato insieme ad altri sei Paesi europei. All’ultimo Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Ue l’Italia e la Repubblica Ceca hanno presentato un testo di posizionamento non paper in cui sono definiti i principi fondamentali che dovrebbero ispirare il sistema di etichettatura armonizzato a livello europeo. Schierati con i due Paesi anche Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania. No a soluzioni semplicistiche, sì a un sistema trasparente e che informi adeguatamente il consumatore.

La ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova ha ribadito la volontà dell’Italia di difendere la Dieta mediterranea, i prodotti Dop e Igp e le altre eccellenze del Made in Italy come l’olio d’oliva che, con l’adozione di un’etichetta come quella a colori, verrebbero penalizzati. “I nostri Paesi – ha detto Bellanova – ritengono che gli schemi non debbano fornire un giudizio complessivo sul valore nutrizionale dei prodotti alimentari perché ogni prodotto va considerato nel quadro più ampio di una dieta bilanciata e salutare”. 

In occasione dell’Agrifish Bellanova ha anche incontrato l’eurodeputato Paolo De Castro, coordinatore del gruppo dei Socialdemocratici in commissione Agricoltura, che ha ricordato il dissenso emerso più volte in Parlamento contro l’etichettatura a colori. “Insieme ad altri colleghi dell’Eurocamera abbiamo sostenuto come alcuni sistemi siano pieni di insidie e come l’algoritmo che ne è alla base possa giungere ai consumatori in modo arbitrario e non supportato su basi scientifiche, ma da giudizi sui cibi che vengono semplicemente divisi in buoni e cattivi”, ha detto De Castro.

Eco-schemi obbligatori per i primi due anni?

Ma al centro dell’ordine del giorno nell’Agrifish c’era la Politica agricola comune post 2020. La prospettiva è di adottare, a ottobre, la linea generale del Consiglio con l’obiettivo di mantenere la competitività del settore agricolo europeo nella transizione green, come sottolineato dalla ministra tedesca, presidente di turno, Julia Klöckner. Dalla riunione è emerso un consenso diffuso sulle proposte della presidenza di introdurre una percentuale minima uniforme di terreni per elementi non produttivi e di adottare un approccio più flessibile e volontario sui pagamenti diretti. Allo stesso modo diversi ministri hanno sostenuto la possibilità di introdurre l’obbligo di adozione degli eco-schemi con una fase pilota di due anni.

Bellanova si è detta poco convinta “dell’utilità di prevedere una percentuale minima di risorse per gli eco-schemi definita a priori nel regolamento. Piuttosto bisogna assicurare la massima flessibilità e sussidiarietà agli Stati membri, sia in termini di risorse da destinare a tali interventi, sia in termini di impegni da richiedere agli agricoltori”. Inoltre la ministra ha appoggiato la proposta della Germania di permettere, nei primi anni di applicazione, di destinare i fondi non spesi per questi nuovi regimi ecologici ad altri interventi dei pagamenti diretti. Tuttavia “potrebbe essere prevista una valutazione intermedia, per decidere se rendere obbligatorio un determinato livello di allocazione finanziaria, sempre affiancato ad un meccanismo di recupero di eventuali fondi non utilizzati”.

Il documento di discussione proposto dalla presidenza tedesca ha indicato anche l’ipotesi dell’uso flessibile della modulazione per i pagamenti diretti. Il ministro ha fatto capire che l’accordo è ancora lontano, pur accogliendo con favore l’adozione di alcuni elementi di flessibilità, come la definizione di agricoltore ‘vero e proprio’ e il sistema semplificato per i piccoli agricoltori.

Bene export anche grazie ad accordi commerciali

I ministri si sono poi confrontati anche su altre questioni. Tra queste la gestione del rischio e il rafforzamento degli strumenti per far fronte ai danni da eventi meteorologici. L’Italia ha proposto che i Paesi membri possano volontariamente “decidere di trattenere una piccola percentuale del massimale nazionale dei pagamenti diretti per alimentare un fondo di mutualizzazione pubblico-privato che possa intervenire in caso di eventi catastrofali”. 

Ancora, si è sottolineata la necessità di rendere più flessibile il mercato di definizione degli importi dei contributi unitari e delle relative variazioni da considerare come importi indicativi per tutti gli interventi previsti nel Piano strategico. Sulla semplificazione amministrativa l’Italia ha evidenziato la necessità di rendere più adattabile alle realtà territoriali il New Delivery Model e che le Autorità di Gestione regionali possano attuare in autonomia gli interventi in materia di sviluppo rurale.

Infine si è parlato anche di commercio con l’estero. I ministri hanno preso atto dell’aumento dell’export agroalimentare nei primi mesi del 2020 grazie all’applicazione dei diversi accordi conclusi. In tanti hanno espresso il loro sostegno all’impegno della Commissione Ue di concludere altri accordi commerciali con i Paesi terzi (“aperti, leali e sostenibili”), soprattutto in un contesto come quello attuale.

Foto: Pixabay