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EUDR e settore mangimistico: l’analisi FEFAC sull’impatto economico e sui rischi per la filiera

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foto pixabay

La Federazione europea dei produttori di mangimi composti (FEFAC, la più grande federazione di produttori europei di mangimi) ha condotto una prima valutazione dell’impatto economico che il Regolamento UE contro la Deforestazione (EUDR) potrebbe avere sulla filiera dei mangimi e sul settore zootecnico europeo nel 2025. Questa analisi si concentra in particolare sulla disponibilità di farina di soia, essenziale per la produzione di mangimi, e sui potenziali rischi di interruzione nella catena di approvvigionamento, emersi dalle incertezze normative attuali.

Impatto economico previsto per il 2025

Secondo FEFAC le richieste di fornitura di farina di soia per il 2025, pari a circa 30 milioni di tonnellate, potrebbero non essere soddisfatte con prodotti pienamente conformi all’EUDR. Uno dei principali problemi è la mancanza di linee guida operative chiare per gli attori della filiera, che rende complesso garantire una produzione e importazione regolare di farina di soia conforme alle nuove norme.

Le prime stime indicano che il costo per la fornitura di soia conforme all’EUDR potrebbe aumentare dal 5% al 10% rispetto ai prezzi di mercato attuali. Questo incremento potrebbe far lievitare i costi complessivi per l’industria europea tra 750 milioni e 1,5 miliardi di euro nel solo 2025. L’aumento dei costi si rifletterà anche su altre fonti proteiche alternative, come farina di colza e di girasole, che spesso sono legate ai prezzi della soia.

In totale l’impatto economico stimato per la filiera dei mangimi potrebbe raggiungere i 2,25 miliardi di euro nel 2025, mettendo a rischio la competitività del settore zootecnico europeo sia nei mercati interni che su scala globale.

Rischi di interruzione nella catena di fornitura

La FEFAC ha anche analizzato i potenziali rischi di interruzione delle forniture di soia, classificando le regioni di origine dei prodotti in base alla probabilità di conformità all’EUDR. I rischi più bassi sono stati rilevati per il Nord America (USA e Canada), mentre rischi moderati emergono per paesi come Argentina, Brasile e Paraguay. Tuttavia i rischi più elevati si riscontrano per le forniture provenienti da regioni come l’Ucraina, la Serbia e alcuni stati membri dell’UE, oltre che per paesi come Nigeria, India e Cina, in particolare per soia non-OGM e biologica.

Pur essendoci una disponibilità teorica sufficiente di soia certificata come “senza deforestazione” per coprire il fabbisogno europeo, l’assenza di indicazioni pratiche e attuative da parte della Commissione Europea rende difficile ottenere forniture conformi, aumentando il rischio di discontinuità nella catena di approvvigionamento e costi aggiuntivi per gli operatori del settore.