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Export agroalimentare: +18% nei primi 7 mesi 2022

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La crisi energetica e le tensioni geopolitiche non fermano l’export agroalimentare italiano. Dopo il record registrato nel 2021, quando le esportazioni oltrepassarono la soglia di 52 miliardi di euro, l’andamento delle spedizioni all’estero è risultato molto positivo anche nei primi sette mesi del 2022, mostrando una crescita del 17,6% su base annua e raggiungendo 34,5 miliardi di euro a luglio 2022. Lo rivela il nuovo report “La Bilancia dell’agroalimentare italiano” redatto dagli esperti di Ismea.

Più consistente è risultato l’aumento delle importazioni (+36,7% ) che si sono attestate a 12,3 miliardi di euro, in conseguenza soprattutto degli incrementi dei prezzi internazionali delle commodity agricole. Tuttavia, sempre per effetto dell’incremento dei prezzi, anche le importazioni dei prodotti dell’industria alimentare sono aumentate del 25,5% raggiungendo 22,6 miliardi di euro.

Da considerare che da inizio anno si è registrato un costante deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro statunitense che, al netto dei fenomeni inflattivi generalizzati a livello mondiale, ha determinato uno stimolo per le esportazioni rendendole più convenienti e, all’opposto, un peggioramento della spesa per le importazioni.

I principali Paesi di destinazione

Nel primo semestre dell’anno, le esportazioni sono aumentate in maniera generalizzata verso tutti i principali paesi acquirenti, con particolare riferimento a Germania, Stati Uniti e Francia. È da segnalare anche il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Risultano in controtendenza solo le spedizioni verso Cina e Giappone.

Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani verso la Germania, primo paese di destinazione in assoluto, hanno raggiunto nei primi sei mesi dell’anno un valore pari a circa 4,6 miliardi di euro, in aumento del 10,9% su base annua. I prodotti che hanno mostrato maggiori incrementi sono le paste alimentari secche, il caffè torrefatto, i prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria, i formaggi stagionati e i vini fermi in bottiglia.

La crescita dell’export nazionale negli USA  si è attestata al 20,9% per un totale di 3,3 miliardi di euro. I prodotti che hanno attraversato l’oceano sono le paste alimentari secche, i formaggi stagionati, i vini spumanti, l’olio extravergine di oliva, i vini fermi in bottiglia.

Le esportazioni nazionali verso la Francia sono aumentate del 17,7% su base tendenziale, sfiorando 3,2 miliardi di euro. La ripartizione merceologica delle esportazioni vede le dinamiche più favorevoli per le paste alimentari, i formaggi freschi e i formaggi stagionati.

Sono aumentate le richieste dei prodotti agroalimentari italiani da parte della Polonia: +39% annuo arrivando a sfiorare 800 milioni di euro nel primo semestre dell’anno. I prodotti più apprezzati sono il caffè torrefatto, per il quale l’export italiano è passato da 39 milioni di euro nel primo semestre 2021 a quasi 66 milioni di euro nel primo semestre 2022 (+70%) a fronte di un incremento del 43% dei volumi, le paste alimentari secche, i vini spumanti, i prodotti della panetteria e pasticceria.

Risultato molto positivo anche delle esportazioni nazionali verso il Regno Unito, che nei primi sei mesi del 2022 crescono del 19% a poco meno di 2 miliardi di euro, con una ripresa delle spedizioni in valore e volume. I segnali di rallentamento dei due anni precedenti avevano alimentato le preoccupazioni per le conseguenze della Brexit, al momento disattese.

La riduzione delle esportazioni verso Cina e Giappone sono da ricondurre, nel primo caso, alla contrazione in valore e quantità delle esportazioni di vini fermi in bottiglia e paste alimentari. Per il Giappone è invece da segnalare la flessione delle esportazioni dei tabacchi lavorati, dopo alcuni anni di costante crescita.

I principali Paesi per le importazioni

Riguardo i principali paesi fornitori di prodotti agroalimentari, Spagna, Francia e Germania sono i mercati più importanti per l’Italia e, nel periodo in esame, appresentano congiuntamente il 34% del valore complessivamente importato.

Le richieste nazionali dalla Spagna (+37% per 3,6 miliardi di euro) sono rappresentate in maggior misura dai prodotti ittici (+27% per 836 milioni di euro), con particolare riferimento a polpi congelati (+85% per 62 milioni di euro e +46% in volume) e calamari e seppie congelate (+35% per poco più di 100 milioni di euro e +19% in volume); altro comparto rilevante è quello degli oli e grassi dove prevalgono le importazioni di olio extravergine di oliva (+30% per 556 milioni di euro ma in flessione sul fronte del 7% in volume).

Le importazioni italiane dalla Francia (+33,5% per 3,5 miliardi di euro) hanno riguardato in maggior misura i bovini vivi (+38% per 685 milioni di euro e +22% in volume), lo champagne (+64% per 124 milioni di euro e in aumento del 62% in volume) e il frumento tenero (+38% per 123 milioni di euro a fronte di un incremento solo del 6% in volume). Dalla Germania (+19% per 3,1 miliardi di euro) sono cresciute le richieste nazionali di formaggi stagionati (+36% per 254 milioni di euro, cui è corrisposto un lieve calo dell’1% in volume) e di formaggi freschi (+36% per 220 milioni di euro, con un incremento del 38% dei volumi); è da segnalare anche l’incremento delle importazioni di prodotti della panetteria e pasticceria (+13% per 93 milioni di euro e +5% in volume).

In ambito extra-Ue è da segnalare la performance delle importazioni dal Brasile (+41% per 1 miliardo di euro) da ricondurre in maggior misura all’incremento delle importazioni di semi di soia e del caffè non torrefatto. Aumentano anche le importazioni dagli Usa (+31% per 640 milioni di euro), dove i prodotti più rilevanti sono stati i semi di soia, frumento tenero e soprattutto mais.

I principali prodotti esportati

I dati generali delle esportazioni evidenziano una diffusa performance positiva per i principali comparti produttivi. Fa eccezione solo la “frutta fresca e trasformata” che evidenzia una lieve flessione.

I “cereali, riso e derivati”, hanno segnato una progressione annua del 31,7% attestandosi a poco meno di 4,8 miliardi di euro nel primo semestre 2022. Tale risultato è da ricondurre solo in parte all’aumento dei volumi esportati (+17,6%) a dimostrazione di un incremento dei valori medi all’export. I maggiori aumenti si sono registrati per le paste alimentari il cui export nel semestre in considerazione ha raggiunto 1,4 miliardi di euro (+44% sul primo semestre 2021) e per i prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria con un incremento del 15% su base annua arrivando a sfiorare 910 milioni di euro.

I “vini e mosti” raggiungono quasi 3,8 miliardi di euro (il 13% del totale export). Al contrario, il comparto “frutta fresca e trasformata” evidenzia una riduzione dell’export dello 0,5% rispetto ai primi sei mesi del 2021, con un fatturato all’export di poco superiore a 2,2 miliardi di euro (l’8% del totale). Con riferimento ai prodotti maggiormente esportati, cioè mele e kiwi che rappresentano congiuntamente il 35% del valore e il 45% dei volumi, è da segnalare la flessione dell’export delle mele (-4,6% in valore), mentre, nel caso dei kiwi si evidenzia una flessione dei volumi inviati oltre confine (- 2,1%) cui è corrisposto un incremento in valore (+2,4% per 283 milioni di euro).

Inoltre, è da segnalare che nel semestre in esame si sono quasi dimezzate le esportazioni di nocciole sgusciate, che scendono a 80 milioni di euro contro più di 155 milioni di euro del primo semestre dello scorso anno e in volume a 10,5 mila tonnellate contro più di 20 mila tonnellate dello scorso anno.

Continuando a fare riferimento ai prodotti più rilevanti per l’export nazionale, è da segnalare l’aumento del fatturato all’estero del caffè torrefatto per un valore pari a 981 milioni di euro (+29,7% in valore e +5% in quantità), dei formaggi stagionati (+15,4% in valore per 968 milioni di euro e +9,7% in volume per 99 mila tonnellate) e dei formaggi freschi (+32% in valore per 704 milioni di euro e +17,5% in volume per 137 mila tonnellate), dell’olio extravergine di oliva (+16,8% in valore per 763 milioni di euro e +0,3% in volume), del cioccolato (+20,9% in valore per 622 milioni di euro e +25% in volume per 110 mila tonnellate), e infine dei prosciutti stagionati (+8,9% in valore per 423 milioni di euro e +5,5% in volume per 34 mila tonnellate).

I principali prodotti importati

Sul fronte dell’import, caratterizzato in gran parte da materie prime non trasformate, è il caffè non torrefatto a mostrare la dinamica più consistente: cresce in valore dell’89% su base tendenziale per più di 1 miliardo di euro nel primo semestre 2022, per volumi anch’essi in aumento del 15%. Seguono il mais (+64% in valore per 917 milioni di euro e + 12% in quantità), l’olio extravergine di oliva (+3% per 836 milioni di euro a fronte di un a flessione del 16% in quantità), i bovini vivi (+40% per 793 milioni di euro e +23% in quantità), il frumento tenero, il seme di soia, l’olio greggio di girasole, olio di palma raffinato e le conserve di tonno.