L’export agroalimentare italiano è più forte della pandemia. Nonostante le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, il Made in Italy conferma l’andamento positivo del 2019 e anche nei primi sei mesi del 2020 risulta in crescita. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente le esportazioni di cibi e bevande italiani sono aumentate del 3,5%, toccando quota 22,1 miliardi. E grazie al calo delle importazioni migliora il saldo commerciale. I dati sono stati diffusi da Ismea.
La serie delle variazioni mensili, tuttavia, rende comunque evidenti le ripercussioni della pandemia. Ad aprile c’è stata ad esempio una flessione del 14% rispetto a marzo e dell’1,5% rispetto ad aprile 2019; a maggio il calo su base congiunturale si è attenuato a -4,5%, ma superando il -10% rispetto allo stesso mese del 2019. Il dato positivo è quello di giugno, con un aumento del 2,7% sul mese precedente e del 3% su base tendenziale. Oltre a giugno, quando le restrizioni si sono allentate notevolmente in molti Paesi nel mondo, Italia compresa, ha giocato a favore del dato complessivo del semestre quello dei primi tre mesi dell’anno.
Gennaio, febbraio e anche marzo, infatti, hanno goduto dell’onda lunga dell’export del 2019. In questi tre mesi le variazioni tendenziali sono state rispettivamente del +10,1%, del +11,4% e del +9,8%. Quelle congiunturali sono state dell’8% (febbraio 2020 su gennaio 2020) e del 7,8% (marzo su febbraio).
L’incremento dell’export è quindi in scia con il primo semestre dei due anni precedenti e anche con quello del 2006. L’aumento è riconducibile soprattutto all’industria alimentare (una quota dell’84% del totale), in crescita del 4% su base tendenziale. Più modesta la performance del settore agricolo (con la restante quota del 16%): solo +1,1%.
Agroalimentare sempre più traino dell’export nazionale
All’aumento complessivo dell’export ha fatto da contraltare il calo delle importazioni. La riduzione rispetto al primo semestre del 2019 è stata del 5,1%, il peggior risultato dell’ultimo decennio: l’Italia ha speso in totale 21,4 miliardi di euro in acquisti di prodotti agroalimentari. In ogni caso la flessione è stata più netta per i prodotti industriali (-6%) e più contenuta per quelli agricoli (-3,4%).
La combinazione dei due indicatori ha determinato così un miglioramento significativo del saldo commerciale, ora con un avanzo pari a 710 milioni di euro quando nello stesso periodo del 2019 il disavanzo era di 1,2 miliardi. In dettaglio il deficit strutturale della parte agricola è sceso di 296 milioni di euro (pari a -3.925 miliardi di euro) mentre il surplus della parte industriale è salito di quasi 1,6 miliardi di euro (4635).
I primi sei mesi dell’anno, infine, hanno visto consolidarsi il peso dell’agroalimentare sull’export totale. Nel solco di quanto è andato definendosi negli ultimi dieci anni – passando dall’8,4% del 2013 al 9% del 2019 – cibi e bevande esportati rappresentano ora l’11% del totale (un valore in calo).
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