Nel solco di un incoraggiante aumento dell’export agroalimentare nel primo semestre, a farla da padrona sono i cereali, il riso e i prodotti derivati. Col segno più anche il settore lattiero caseario, mentre l’ittico e il comparto animali e carni sono pressoché stabili. Nonostante il lockdown e le restrizioni correlate alla gestione della pandemia, il Made in Italy continua ad attrarre i consumatori all’estero. Come riporta Ismea, da gennaio a giugno le spedizioni fuori confine sono aumentate portando a una crescita del 3,5%, a 22,1 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2019.
Tra le singole categorie di prodotto hanno fatto registrare una crescita sopra la media gli ortaggi freschi e trasformati (+8,8%), la frutta fresca e trasformata (+4%), gli oli e grassi +5,7%) ma soprattutto le colture industriali, come il tabacco (+22,7%) e le foraggere (+19,6%). Significativo il balzo in avanti dei cereali, del riso e dei prodotti derivati, con un +13,7%. Un segmento che comprende la pasta (un aumento di quasi il 32%) e i prodotti da pasticceria e biscotteria e che afferma ancora una volta la vocazione dell’Italia come Paese trasformatore.
Tra i prodotti derivati dagli animali sono stabili sia gli animali e la carne, con una flessione di solo lo 0,5%, e il comparto ittico, con -0,2%. Ma per singoli prodotti, come ad esempio la carne suina, ci sono indicazioni più favorevoli. Su un terreno positivo infine il latte e i suoi derivati a +1%.
Il vino, nonostante sia il secondo comparto per valore, ha invece subito una flessione di poco oltre il 4% per la chiusura del canale Horeca.
Crescita ridotta per l’export in Usa
Tra i mercati di destinazione l’Unione europea si conferma al primo posto, con una quota che supera il 64% e che ha portato all’Italia 14,3 miliardi di euro (3% su base tendenziale). Nel Vecchio continente si trova anche il Paese che più apprezza il Made in Italy. La Germania ha infatti acquistato beni per 3,8 miliardi di euro, pari al 17% del totale e in aumento del 6,6% su base annua. Bene anche la Polonia con un aumento del 6% sul primo semestre 2019 e che sfiora 451 milioni di euro. In questo Paese è andato particolarmente bene il comparto carne e animali, con un aumento del 36%.
Qui sono andati bene soprattutto le carni e gli animali, con un aumento generale del 36%, soprattutto bovine (+28% per 2,5 milioni di tonnellate), suine e di pollame, le cui esportazioni sono più che raddoppiate (rispettivamente a 3,5 e 3,8 milioni di euro). Salsicce e prodotti simili a +37,5% per 4,5 milioni di euro. Intorno al 4% il rialzo dell’export verso Francia e Gran Bretagna.
Verso i Paesi terzi l’export ha sfiorato gli 8 miliardi di euro, con un aumento ancora più netto: +4,6%. Gli incrementi maggiori si sono osservati in Ucraina (+56,2% per 149,4 milioni di euro) e Giappone (+17,3%, per 971 milioni di euro). In Canada (+13,7% per 437 milioni di euro) molto positivo il dato delle pancette di suino (oltre 8 milioni di euro contro 1,4 mil del 2019). Per la Cina (+13,3%, per 214 milioni di euro) la crescita maggiore ha interessato le carni suine congelate, grazie all’accordo tra il ministero della Salute e l’Amministrazione generale delle dogane della Repubblica popolare. Le spedizioni di questo prodotto hanno fruttato 11,4 milioni di euro quando nel 2019 erano ferme ad appena 32 mila euro. Grazie alla nuova intesa tra Italia e Cina è stato infatti approvato il certificato sanitario per l’export di carni di maiale congelate definendo un primo gruppo di macelli italiani autorizzati all’esportazione. Bene anche l’export di formaggi freschi (+10% per 6,5 milioni di euro).
Infine gli Usa, il terzo mercato di destinazione del cibo e delle bevande tricolore. L’incremento è stato di poco sopra il 4%, con un valore di 2,3 miliardi di euro. Molti comparti hanno ceduto, tra cui vini e mosti, mentre i cereali e i derivati hanno fatto segnare un picco (ad esempio la pasta con +51%).
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redazione